venerdì 29 dicembre 2017

Spy game - Tony Scott (2001)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un dipendente della CIA sta per andare in pensione, ma, come da manuale, il suo ultimo giorno di lavoro viene avvertito che un suo ex pupillo è stato arrestato in Cina nel corso di un'operazione non regolamentare. La CIA non vorrebbe entrarci in questa storia per evitare di mandare a monte degli importanti accordi commerciali; lui da solo, dall'interno del palazzo, dovrà lottare contro il palazzo stesso per salvare la spia detenuta sul campo.

Qui da queste parti si apprezza Tony Scott; alla peggio mette insieme la carcassa di un film confuso con uno stile opulento, ma impeccabile; alla meglio si mette al servizio di una sceneggiatura di ferro e la porta a casa con ritmo ed evitando di farla finire in caciara come rischierebbe in ogni secondo.
In questo caso si trova a dover pilotare un film con una doppia faccia. Ufficialmente è un thriller di palazzo con i suoi intrighi, i sotterfugi, gli alleati (pochi) e i nemici nascosti (molti); dall'altra parte è costellato di flashback che portano la storia sul campo, la vorrebbero sporcare di qualche azione in più e, complessivamente, lo vorrebbero portare verso un tipo di thriller più muscolare.
Inutile dire che usare il doppio binario non aiuta, anzi, fa zoppicare il film. Chi preferisce un genere rispetto all'altro apprezzerà di più una delle due parti.
Personalmente sono un amante degli intrighi di palazzo e dell'uomo solo contro il sistema (anche dove questo sa, spesso di già visto), pertanto mi sono goduto pienamente la parte all'interno della CIA, anche perché poggia interamente su un Redford ancora carismatico e che porta a casa il lavoro anche nella recitazione. La parte sul campo è condivisa con uno dei Brad Pitt più scialbi che ricordi e ricca di luoghi comuni e situazioni prevedibilissime che non ne aiutano la visione.

Anche la regia appare piuttosto confusa dal doppio passo e ingrana la marcia dell'adrenalina per la parte di Redford (scelta curiosa) con una serie di movimenti di macchina rapidi e una fotografia dai colori intensi; lasciando i ralenty, la calma, e la fotografia desaturata per i flashback.

Quello che ne viene fuori è un film claudicante che avrebbe potuto essere un ottimo prodotto del genere spionistico, ma che, dati i difetti, si accontenta di essere un thriller dignitoso con dei grossi nomi sulla locandina.

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