mercoledì 10 gennaio 2018

La spina del diavolo - Guillermo Del Toro (2001)

(El espinazo del diablo)

Visto in Dvx.

Durante la guerra civile spagnola il figlio di un ribelle ucciso in battaglia viene lasciato in un orfanotrofio tenuto da una coppia connivente che conserva anche l'oro dei ribelli. Nell'orfanotrofio il nuovo arrivato dovrà affrontare il bullismo dei più grandi, le reazioni violente del tuttofare, ma soprattutto un inquietante bambino fantasma.

Film che lanciò Del Toro e che, di fatto, mette insieme tutti i topos del regista in una storia ambientata durante il franchismo con dei regazzini per protagonisti; di fatto un tank inattaccabile dalla critica.

Qui c'è già tutto; i fantasmi come vestigia del passato e non come mostri; il soprannaturale incastrato in un ambiente perfettamente reale; il sottosuolo come luogo del perturbante; segreti nascosti e personaggi con più sfaccettature; inondazioni di luce e tagli color ambra; una fotografia impeccabile e pulitissima.

Tuttavia il film non mi è piaciuto. La storia è una rielaborazione non particolarmente fantasiosa di un whodunit con twist a metà, nel mezzo sentimenti e relazioni che si dipanano, un romanzo di formazione, per finire con un assedio. Seppure i personaggi risultano più originali della media, quello che non funziona è la storia troppo articolata che non riesce mai ad arrivare in fondo a nessuno dei mille rivoli aperti; non funziona come horror (anche se è evidente che non fosse questa l'intenzione principale), non funziona come giallo, né come film di sentimeniti, né come film d'assedio o di vendetta.
Quasi due ore per decidere cosa fare e alla fine decide di fare tutto, riuscendo bene solo nella messa in scena.

2 commenti:

MikiMoz ha detto...

Per me quasi una prova generale per Il labirinto del diavolo, che è più hollywoodiano pur conservando molta spagnolicità.
Tuttavia non mi dispiace, questo, trovo diverse sequenze ben costruite, ma rivisto le volte successive non nego che sia un po' soporifero.

Moz-

Lakehurst ha detto...

Beh la poetica è esattamente la stessa. Il labirinto del fauno, più che hollywoodiano è solo meglio costruito in termini di sceneggiatura (la bestia nera del regista). La tendenza alle lungaggini è anche questa una cifra stilistica terribilmente comune al Del Toro (Hellboy, Crimson Peak)