mercoledì 19 dicembre 2018

Labirinto di passioni - Pedro Almodóvar (1982)

(Laberinto de pasiones)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.


Il figlio del re di una nazione esotica si trova a Madrid in libera uscita e si innamora della figlia ninfomane di un ginecologo. Attorno a queste due figure si inseriscono una moltitudine di personaggi e personaggetti, spesso non utili alla trama, che descrivono un mondo fieramente queer, incredibilmente vasto e interconnesso (nella parte iniziale si impiega non poco a capire chi è il protagonista) e ovviamente vitale e scanzonato.

Al suo secondo film Almodovar prosegue sulla linea del primo, ma dando una spolverata di concretezza in più con una trama, anche se molto debole.
L'effetto finale, però, al contrario di quanto mi sarei aspettato è peggiore.
La regia continua a latitare del tutto... e come me ne sono fatto una ragione con "Pepi, Luci ecc..", avrei potutto soprassedere anche qui; ma la trama imposta a questa opera è di un pallore inaccettabile, soprattutto considerando che ammazza in maniera inguaribile la vitalità che era la spina dorsale del primo film. Qui, per avere maggiore concretezza, si sceglie di uccidere lo spirito iconoclasta di "Pepi" e non basta inserire una lunga sequenza cantata con una canzone funky cantata dallo stesso regista o mettere gag su diarrea e sesso, è proprio l'animo che è completamente diverso.

Inefficace, ma comunque interessante (per dietrologi), in quanto per la prima volta si vede il grande amore del regista per il melò; il rapporto fra i due protagonisti sembra essere preso di peso da un feuilleton d'altri tempi.

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