venerdì 21 giugno 2019

Yakuza apocalypse - Takashi Miike (2015)

(Gokudô daisenso)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un boss yakuza è un vampiro e viene combattuto da un padre pellegrino che parla inglese e sembra Django e da Ruhian in versione turista sfigato. I due riusciranno a ucciderlo, ma prima della disfatta il boss vampirizzerà un suo sodale che, incapace di gestire la cosa creerà centinaia di altri vampiri. Intanto i due antagonisti si uniranno a un kappa e provvederanno a spianare la strada al più potente di tutti, un uomo dentro un costume da rana modello Gabibbo.

Miike torna a dirigere la follia, il nonsense come programma di vita. La trama del film è tra l'esile e l'assente e serve solo a veicolare una sequela di scene scarsamente collegate, ma tutte parte del grande flusso.
La potenza del regista sta tutta qui, nel veicolare una storia assurda e nel tenere saldo il timone senza deragliare nel fastidioso. A essere onesti l'inizio sembra promettere un film di yakuza quasi classico, e l'effetto dirompente dell'assurdo l'ho salutato con sofferenza e fastidio, ma a mano a mano che il film procede e che le situazioni si accumulano appare un quadro più grande in cui la trama non serve. Le singole sequenze sono ottimamente realizzate (solo la macchina da presa degli scontri poteva essere più sicura e mostrare le azioni con maggior chiarezza) e, ognuna singolarmente, complete.
Siamo dalle parti di "Gozu", ovvio, ma senza la sua austera concretezza surreale; quello era un film con una trama che si buttava nella surrealtà ed era di una serietà estrema. Questo "Yakuza apocalypse" ne è una versione cazzara, con ironia facile e una realizzazione seria che cerca spesso di buttarla sul ridere; un cazzeggio intellettuale divertente.

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