lunedì 8 luglio 2019

Comandante - Oliver Stone (2003)

(Id.)

Visto in Dvx.

Oliver Stone realizzò questo documentario in una 3 giorni a Cuba nel 2002 passando circa 10 ore al giorno con Fidel Castro facendogli domande su tutto, gli eventi cubani, gli USA,la vita privata, la filosofia, la storia.
Da quei 3 giorni di interviste continue (ci sono molte scene a tavola e in macchina, ma anche durante visite a musei o università) vengono ritagliati questi (poco più di) 90 minuti.
Il documentario è molto lontano (e precedente) a "South of the border", il documentario su Chavez, ma ne è anche lontano come tipologia di racconto. Quello partiva da Chavez per raccontare un particolare periodo storico di rivincita del socialismo in Sud America; qui invece l'unico intento è parlare con (e di) Castro.
Data la compattezza dell'intento (niente sbrodolamenti didattici) l'effetto è decisamente migliore e, per fortuna, anche la regia ne guadagna. Stone infatti realizza un documentario ricco di immagini (sono almeno 3 le videocamere che tallonano Castro in ogni momento) intercalate con un gioco di montaggio estremamente filmico figlio dei migliori lavori anni '90 del regista. Il montaggio postmoderno con immagini enfatiche ma non direttamente collegate e minimale, spesso vengono intercalate alla voce di Fidel immagini di repertorio che mostrano ciò che sta dicendo, ma ancora più spesso le immagini sono affiancate per paragone (lo stesso movimento, la stessa dinamicità), lo stesso vale per il sonoro, talvolta sovraimpresso su immagini di Castro intento a pensare, ascoltare o discutere di altro.

Se la regia è interessante (e per fortuna dato che questo documentario monografico morirebbe d'inedia data la scarsa dinamicità del racconto) il contenuto è opinabile. Stone non è interessato a fare un ritratto storico obiettivo, né vuole portare a galla elementi particolari. L'intento sembra quello di un fan che cerca solo di sapere tutto di un suo idolo, senza soluzione di continuità e con poco interesse ai lati oscuri (le domande scomode sono poche, tutte montate insieme rapidamente nel finale e le risposte superficiale non vengono ulteriormente indagate).
L'effetto finale è quello di un documentario parziale (e di parte), ma estremamente interessante, con il punto di vista cubano non solo sui fatti che li vedono direttamente interessati, ma anche su altre questioni più intimamente americane e raccontate da un uomo che, per la prima volta, da pezzo di storia appare come un "personaggio" a tutto tondo; un vecchio ironico, sicuro e furbo che vive in un passato fatto di battaglie e di gloria che utilizza per capire il presente (che, come sempre in queste tipologie umane, vede in costante peggioramento).

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