lunedì 1 luglio 2019

Il porto delle nebbie - Marcel Carnè (1938)

(La quai des brumes)

Visto in Dvx.

Un fuggiasco si innamora di una ragazza dai rapporti famigliari "difficili", ovviamente ne viene ricambiato; lui però continua a organizzare la propria fuga in solitaria.

Secondo film della premiata coppia Carnè/Prevert, getta le basi del realismo poetico francese (oltre che del noir americano). Appoggiandosi a una fotografia solidissima, fatta di neri estremamente cupi e volti che valgono quanto i paesaggi in cui sono incastrati. Dall'altra parte c'è la costruzione di un melodrammone classiccheggiante che si appoggia a figure di outsider; costruisce una vicenda in cui lo spettatore si trova invischiato senza avere appigli fin dall'inizio; mette in piedi dei dialoghi affascinanti per la loro inutilità (tutta la prima parte nella taverna di Panama è bellissima) e si impegna nel delineare personaggi originali (non certo quello di Gabin che a fare il fuggiasco rude credo gli sembrasse di timbrare il cartellino, migliore, anzi, quasi titanico, quello di Simon).

Negativa però l'eccessiva enfasi; la storia d'amore è trattata con una pretesa di poesia a ogni costo che risulta sgradevole e lascia sullo sfondo idee o personaggi che avrebbero potuto dare profondità alla vicenda In una parola, il successivo "Alba tragica" è tutto di un altro livello.

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