giovedì 17 settembre 2020

Un sogno lungo un giorno - Francis Ford Coppola (1981)

(One from the heart)

Visto su Mubi, in lingua originale sottotitolato.

Dopo la lavorazione ai limiti della follia di "Apocalypse now" e il suo gigantesco e insperato successo Coppola ha in mano un pacco di soldi e sa come usarli. Vuole far tornare l'epoca d'oro di Hollywood sia come tecniche per fare i film sia nei valori produttivi.
Ri-immette denaro nella boccheggiante Zoetrope (era già stata fondata una decina d'anni prima con il pacco di soldi dei due Padrini, ma aveva rischiato il collasso proprio con Apocalypse) mette sotto contratto perenne una serie di attori, acquisisce teatri di posa giganteschi e si butta anima e corpo nella realizzazione di questo film.

La trama è riassumibile con una coppia si ama, ma litigano, ognuno si separa per un giorno coltivando il sogno di andarsene con un altro, nessuno dei due ce la farà, si renderanno conto di amarsi ancora e torneranno insieme.
La storia non è solo banale, ma estremamente semplicistica, per gran parte del film quasi assente, perché Coppola vuol fare altro, vuole fare un film totalmente figlio della regia e, nello stesso tempo, mostrare i muscoli con una capacità produttiva enorme. Tutto il film è ambientato in una Las Vegas ricostruita in studio (anche la scena finale dell'aeroporto), scelta che permette al regista di gestire le luci in maniera totale e sbizzarrirsi con fondali dai colori espressionisti e con la costruzioni di location "outdoor" arredate come dei musei in decadimento. Su tutto aleggia la mano di Storaro, evidente su gran parte delle scelte di messa in scena, ma che risalta nell'uso delle luci nella serie di sequenze in interni dell'inizio (dove il cambio di un colore o una luce che si spegne e una che si accende seguono il cambio di mood della scena). Da applausi anche alcune soluzioni prettamente teatrali portate davanti alla macchina da presa come l'affiancamento delle scene ambientate in case diverse utilizzando dei finti muri che mostrano i personaggi che vi si trovano dietro in base all'illuminazione, questa soluzione originale (al cinema) unita al dinamismo della regia rende la canonica sequenza di separazione della coppia più ritmata e visivamente magnifica.
Ma a fronte di un'idea di tornare al passato per raccontare storie con un taglio moderno e picchi di formalismo mai tentati il film non regge così bene. La rarefazione della storia è totale, fino all'eccesso, ingigantita da sequenze musicali (alcune di ballo vero e proprio, altre degni di un videoclip artistico), il film si trasforma nell'epopea arty di un regista tracotante. Bellissimo, ma difficile goderne appieno.

Il film sarà un insuccesso clamoroso che, da una parte, lo costringerà in futuro ad accettare di tutto per ripianare i debiti, ma dall'altra non lo fermerà dal continuare con i suoi film revival del cinema anni '40-'50, migliorandone di volta in volta, se non la qualità già alta, almeno l'efficacia.

PS: il film è impreziosito dalle musiche del Tom Waits prima maniera, assolutamente perfette; il cast ha per protagonisti due antidivi, ma ha di contorno alcuni semidivi (Julia e la Kinski) oltre a uno Stanton 50enne che si comporta come un ragazzino, fantastico.

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