giovedì 8 agosto 2013

Pain & gain, Muscoli e denaro - Michael Bay (2013)

(Pain & gain)

Visto al cinema.

Ad un certo punto del film compare una scritta che avverte che si sta ancora guardando un film tratto da una storia vera… ed è una scritta utile, perché questo sembra un documentario sul caos e sul caso, scritto dai fratelli Coen sotto testosterone.

Non sono un estimatore di Bay che considero un buon realizzatore di film inutili (ma non ho mai visto Bad boys…), ma qui decisamente esagera… e per questo centra l’obbiettivo.
La storia di questi tre culturisti stupidi in maniera impareggiabile (“io credo nel fitness”) è surreale e sgangherata, il tentativo di diventare ricchi con un rapimento diventa fin da subito una farsa nera e cattiva che, incredibilmente, è tratta da fatti reali.

Ecco il primo colpo di genio è la sceneggiatura. in una storia reale che sembra un film dove le scene si susseguono quasi senza soluzione di continuità, l’unico modo per uscirne bene è spingere l’acceleratore fino in fondo. La storia è esagerata e pompata come i suoi protagonisti, caotica in ogni inquadratura, spinta sul meta cinematografico di bassa lega (i protagonisti si ispirano al mondo del crimine cinematografico classico per i delitti, senza rendersi conto di essere parte di un involontario film comico). La critica nei confronti del machismo pop mutuato proprio da un certo cinema di cui Bay fa parte è poderosa, ma non ci si dimentica di mostrare che non sono loro ad essere sbagliati, sono tutti così, le vittime sono molto più carogne di loro (viene detto apertamente dall'unico personaggio positivo del film), i protagonisti si limitano ad essere idioti. La critica è estrema e non si ferma davanti alla “morte” dei protagonisti nelle scene finali/titoli di coda.

Ecco da uno script così tutto ci si può aspettare tranne che Michael Bay lo diriga. Questo è un film che critica i fruitori, le idee e gli stilemi dei suoi film… evidentemente Bay è un uomo intelligenti e fa un’operazione raffinata, creare un film figo, parodiando se stesso allo stremo e criticando gli effetti collaterali di quello che fa relegandoli solo ad essere le conseguenze senza importanza di un alvoro altrimenti pulito. Inoltre in questa bufera di coglioni c’è un personaggio pulito, un uomo duro, d’altri tempi, non forte fisicamente, ma moralmente, il sempre roccioso (e old style) Ed Harris, che qui da una leggera controbilanciata di sensatezza.

Ma dicevo di Bay, che qui realizza il suo film più piccolo e cheap (anche se in senso molto relativo) di sempre, ma quello che ci mette è tutto il suo cinema, esagerato come il film richiede. Immagini patinate, luce sempre piena, colori ipersaturi in un contesto anni ’90 che più anni ’90 non si può (c’è pure Wahlberg che rimane in mutande… mutande di Calvin Klein ovviamente), in più ci aggiunge le sue velleità registiche (fermo immagini; scritte; piani sequenza “dal buco della serratura” in CG che non disturbano, ma anzi si fanno accettare benissimo; dettagli insistiti; ecc…) che rendono perfettamente il clima generale in una regia ipertrofica e postmoderna (sostituendo con dei sinonimi, culturista e anni ’90).

Un film con momenti comici notevoli, momenti trash talmente insistiti che accumulati insieme non possono funzionare, momenti WTF che diventano cifra stilistica. Probabilmente fatto da chiunque altro o tentando di renderlo un minimo meno cazzaro questo film sarebbe diventato una porcata… così è un film perfetto, perfetto e tamarro.

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