lunedì 15 febbraio 2016

I vivi e i morti - Roger Corman (1960)

(House of Usher)

Visto in Dvx.

Il pretendente sposo di una giovane va a lal vilal della stessa a incontrare il di lei fratello, poiché sospetta che lui la tenga prigioniera nella magione. Scoprirà invece che la famiglia è condannata da generazioni di follia e tare genetiche; la casata è malata quanto la casa che li contiene.

Personalmente non amo il Corman nel suo periodo Poe (di cui tendo ad apprezzare solo "La tomba di Ligeia", ma pur sempre con dei distinguo); tuttavia questo rimane un film rilevante nella sua filmografia in quanto è il primo della serie dedicata allo scrittore gotico, am soprattutto è il primo in cui collabora con Vincent Price (abbastanza giovane, e senza baffi! e biondo!).

Il film (sceneggiato da Matheson!!!!!!) è una prova d’attori con quattro personaggi chiusi in una casa/prigione; da questa prova ne esce un manieristico, teartrale e dolente Price come vincitore assoluto (barocco come lo si conosce e come lo si pretendeva per la parte del leone in un film del genere, quasi sempre corrucciato, ma spesso anche maestoso); bravi comunque i comprimari, senza esagerare in encomi direi che sopportano bene la parte senza sfigurare.
Corman si muove anche lui da vero manierista con una macchina da presa che sottolinea gli spazi; il vero punto di forza del film, fatto da alcuni degli interno meglio ricostruiti di tutta la carriera del regista. Inoltre siamo davanti a un uso dei colori forse un poco infantile, ma certamente molto espressionista che da letteralmente di matto nelle scnee oniriche del finale (che non mi hanno molto convinto).

Purtroppo è un film con molti dei pregi delle opere di Corman, ma che contine anche tutti (tutti) i difetti dei suoi film tratti da Poe: la lentezza, la noia, la psicologia lamentosa che vorrebbe sostituirsi alla tensione.

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