lunedì 15 maggio 2017

Iron man - Tod Browning (1931)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua orignale.

Un pugile dalla buone capacità, ma dalla scarsa disciplina non riesce a sfondare; affidandosi a un allenatore competente raggiungerà la vetta, ma una volta arrivato si monterà la testa e smetterà di seguire i consigli del mentore (anche quelli, inopportunamente dati, in ambito sentimentale), la disfatta sportiva e sociale è dietro l'angolo.

Mi sembra chiaro non sia un film di supereroi nonostante il titolo più sfigato della storia dopo l'infelice "Frozen" di Green.
Questo è il film di Browning realizzato tra il successo di "Dracula" e la disfatta di "Freaks" e, spiace dirlo, non riesce a essere interessante al pari delle due opere che lo circondano.
Un film in cui la boxe non ha ancora una componente drammatica intrinseca, ma è solo il MacGuffin per azionare la vicenda che rimane un dramma sentimentale con un triangolo amoroso che comprende lui, lei e l'allenatore. Sono state lette diverse sottotracce, soprattutto quella che considera un amore omosessuale fra l'allenatore e il pugile; teoria a mio avviso non completamente aderente, ma che rimane possibile trovandosi in un comodo anno pre codice Hays.

Le seuqenze di pugilato vero e proprio vengono per lo più inquadrate dalla distanza, con un ring in piena luce circondato dalle tenebre dove, gli unici, essere umani sono i due che combattono e l'arbitro; una visione intimistica piuttosto originale, ma che lascia l'estetica fuori dalla porta.
Il cast l'ho trovato imbarazzante, con un Ayres che non ha proprio il fisico per il ruolo e una Harlow al suo minimo storico.

Se la trama ha indubbiamente diversi spunti interessanti (tutte le storie con un tradimento morale sono sempre affascinanti) il ritmo latita spesso e il risultato è incredibilmente scialbo... duole dirlo ( ma prima o poi doveva succedere) è il primo film di Browning che vedo a non lasciarmi nessuno sentimento positivo, nessuno spunto d'interesse. Non è brutto, è inutile.

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