venerdì 9 febbraio 2018

The post - Steven Spielberg (2017)

(Id.)

Visto al cinema.

I film d'inchiesta giornalistica sono un vero e proprio genere negli USA dove il tema della libertà di stampa è molto sentito (almeno in teoria) e le inchieste sono fatte veramente.
Spielberg però sembra cavalcare i cliché solo parzialmente. Partendo da una fuga di informazioni riservate, avvenuta negli anni '70, circa il coinvolgimento USA nell'affaire Vietnam fin dagli anni '50 si mostra la pubblicazione di parte di quei documenti sul New York Time (un giornale potente anche allora), il blocco da parte del presidente tramite un giudice e la volontà del redattore del Washington Post (un giornale di zona all'epoca dei fatti) di continuare la pubblicazione a staffetta nonostante l'ingiunzione. Ecco il film è tutto giocato sul dilemma di rischiare soldi, reputazione e carcere per far uscire quelle notizie; l'indagine giornalistica non c'è.
Si torna quindi nella ricostruzione storica e nel dilemma morale fra ciò che è giusto e il danno personale che tanto piace a quel sentimentalone di Spielberg.
Naturalmente non è tutto qua. Questo canovaccio è la tela su cui viene dipinto il vero argomento del film: la lotta di una donna contro un mondo maschilista. La situazione peculiare dell'editrice del giornale, unica donna in un mondo molto maschile e chiuso (quello dei proprietari di giornali, ma anche della politica, degli affari e delle banche), la sua situazione è esplicitata in 3 dialoghi (in realtà uno è il monologo della moglie del redattore), ma è continuamente sottolineata dalle immagini. Ecco dunque che il vero Spielberg viene fuori; con la gestione delle inquadrature, i dialoghi accavallati, la posizione della Streep rispetto agli altri attori (uomini) si mostra l'ambiente sociale reprimente; con le sale del potere tutte maschili con donne lasciate fuori dalle porte e un'unica gonna ammessa si allarga il contesto, infine con la camminata silenziosa di una donna tra le donne si suggerisce la vittoria del bene (come sempre).

Al di là del significato Spielberg lavora con la macchina da presa in maniera encomiabile rendendo la frenesia di una redazione con quella del dolly, ma soprattutto da vita a sequenze di altissima emotività creandole letteralmente dal nulla: riesce a rendere dinamica la costruzione di un articolo, addirittura fino alla correzione di bozze; riesce a dare la sensazione di vittoria con la vibrazione dei macchinari sulle scrivanie, riesce a emozionare (come già si diceva) con una camminata silenziosa o con il lavorio di una pressa. Non si poteva chiedere di più

2 commenti:

Babol ha detto...

Anche io ho apprezzato tantissimo la dinamicità del processo di stampa e quelle inquadrature che da sole valevano mille dialoghi sul "femminismo". Grande cinema, senza se e senza ma :)

Lakehurst ha detto...

che sono il motivo per cui continuiamo ad amare Spielberg