lunedì 6 maggio 2019

Chillerama - Registi vari (2011)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Nato da un'idea di Rifkin e Sullivan di creare un film a episodi dedicato ai mostri classici del cinema (a spanne quelli Universal con in più gli zombie alla Romero) con segmenti dedicati a 4 epoche diverse del cinema. All'idea si aggiunsero in un secondo momento Green e Lynch. Ecco a fronte di un'idea apparentemente accettabile (anzi, auspicabile) il progetto nasce fin dal primo istante come un'idea cazzara avuta da due amici che si sentono troppo fighi per questa industria cinematografica che non capisce niente di cinema, il tutto in una serata alcolica; a tutto questo poi si aggiungono altri due giuggioloni.

Perché l'apertura in bianco e nero col tipo che sotterra sua moglie che, sfortunatamente si sveglia e gli strappa il pene a morsi (e comincia a secernere un curioso liquido azzurro), con tutta la buona volontà può sembrare una citazione amorevole di un certo cinema fatta da un regazzino che ha più passione che capacità, ma poi in sequenza c'è una citazione di "Godzilla" (che in realtà lo cita nel senso che c'è un mostrone gigante che distrugge una città e nessun altro collegamento) assolutamente idiota, poi arriva l'apice dell'ironia linguistica con una storia di licantropi gay che sono degli orsi mannari (tutta l'idea dello spezzone sta nel doppio senso di werebears!), si continua con un crossover fra Anna Frank e un Frankenstein ebreo (con Hitler come protagonista) si conclude con una sequenza di merde merde che fanno cose; poi si finisce con il quadro entro cui tutto è inserito, cioè una apocalisse zombie-sessuale in un drive in.

Inutile ulteriormente sottolineare la pochezza delle trame che non provano neppure a fare omaggi o citazioni, ma si accontentano di citare un nome e creare giochi di parole e sequenze ironiche per motivi tra il demenziale e il coglione. Non si tratta di parodie, ma di sfruttamento di nomi che, forse, neppure si conoscono davvero. Non si tratta di omaggi perché bisognerebbe sapere cos'è il materiale di partenza.
A livello estetico, ancora una volta, lo sforzo è minimo virando solo i colori in maniera totalmente pretestuoso (in "Wadzilla" che significato hanno quei colori?).

Dunque una parodia che sembra non sapere su cosa si basa e realizzata con l'idea che se è camp allora andrà bene per forza (una delle idee peggiori nate, involontariamente, da Tarantino), il tutto con l'idea continua di parlare di horror senza neppure provarci a fare degli horror.
Al di là del titillamento dell'ego dei registi non si capisce molto il motivo di questo film.

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