lunedì 18 maggio 2020

Figli degli uomini - Alfonso Cuarón (2006)

(Children of men)

Visto su Netflix.

In un futuro distopico gli esseri umani sono diventati tutti, massivamente, infertili. Si vive in un mondo arido, senza speranza e violento, con gli stessi problemi attuali, ma drammatizzati ed estremi.
(Un uomo viene contattato dalla sua ex moglie (capo di un gruppo di resistenza) per una missione speciale, scortare una donna verso un luogo di mare dove dovrebbe esserci una nave di un fantomatico gruppo di salvataggio internazionale ad attenderla.

Grazie ai soldi e alla credibilità guadagnati dall'Harry Potter più oscuro, Cuaron può realizzare il più interessante film di fantascienza degli anni zero. Gran parte del fascino del film nasce non dallo spunto iniziale, ma dalla messa in scena e dalla regia.
la messa in scena è quella di un futuro prossimo, dove la tecnologia è avanzata, ma non in maniera eccessiva e risulta già usurata, infangata, sporca. Una messa in scena che esalta il tono crepuscolare della trama e che ne determina la credibilità.
La regia poi (il vero motivo di gloria del film) tenta il tutto e per tutto per essere immersiva, con macchina a mano e una serie di piani sequenza che servono a dare unità d'azione e ad aumentare la claustrofobia delle vicende riuscendo nello stesso tempo a far risultare il film un action anche se molto di quello che avviene è una lunghissima fuga a piedi. Se è giustamente famoso il piano sequenza finale (lunghissimo e complicato che termina con un'epifania incredibile) credo vadano encomiati anche la scena d'apertura (che con la sola voice over del tg spiega lo spunto fantascientifico alla base, presenta il protagonista e il mood dell'intero film), ma soprattutto la scena all'interno dell'auto, un capolavoro di complessità e colpi di scena.
Tutto questo sforzo enorme, da spessore alla vicenda, da capacità d'immedesimazione che altrimenti rimarrebbe parziale, ma soprattutto aumenta l'effetto angosciante e senza speranza (se non una luce alla fine assoluta, ma all'interno di un mare di disperazione) che è il cuore del film.
Un film che è fatto da una fuga di un'ora e mezza tra le più crudeli ed emozionanti di sempre.

PS: Owen al suo meglio, stropicciato e abbattuto è il protagonista perfetto.

2 commenti:

Christian ha detto...

Cuarón è uno dei pochi registi attuali che non fa pesare il suo sfoggio di stile: anche i piani sequenza sembrano sempre finalizzati al racconto.

Lakehurst ha detto...

Concordo, fa di tutto con la macchina da presa, ma lo fa in favore della storia in tutti i suoi film (anche se non ho ancora visto Roma).