mercoledì 12 maggio 2010

Dies irae - Carl Theodor Dreyer (1943)

(Vredens dag)

Visto in VHS.

Dreyer si cimenta col sonoro per davvero, e ci prova con un'opera teatrale. Stavolta (al contrario del successivo "Ordet") il film riesce in tutto.
La trama è incentrata sulla giovane moglie di un pastore di mezza età, e dei suoi rapporti con il di lui figlio e la suocera. Nel secondo caso ovviamente non scorre buon sangue, nel primo ne scorre fin troppo. Siamo nel 1600 circa e tutti ci danno dentro a cacciar streghe; sarà l'incontro fra la protagonista ed una vecchia accusata di stregoneria che scatenerà cambiamenti in tutti. lancerà una maledizione che sembrerà avverarsi, avvertirà la protagonista dei suoi parenti invischiati nella magia, aumenterà i sospetti della suocera...
Su tutto il film regna però l'ambiguità. La magia esiste? la vecchia ha davvero mandato una maledizione? la protagonista ha dei poteri? ma sono soprattutto le psicologie dei personaggi ad essere ambivalenti; nessuno in questo film è complessivamente innocente, ma ancora meglio, nessuno dei personaggi è giustificabile in tutto dallo spettatore. Chi guarda il film, non può identificarsi con nessuno nello specifico, perché ognuno ha colpe, e visto che si è portati ad immedesimarsi nei buoni o nelle simpatiche canaglie, tutti i personaggi di questo film rimangono fuori dalla portata di chi guarda.
Splendidi i soliti movimenti di camera a cui il regista abitua fin dai primi film, ma ancora più belli i volti e alle ombre, che ritornano a rivestire importanza capitale come non succedeva dalla "La passione di Giovanna d'Arco", pure senza raggiungerne le vette.

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