(Id.)
Visto in DVD
I film di Dreyer, che adoro, sono caratterizzati da una regia eccezionale e da una trama, spesso interessante, ma comunque sempre noiosa... o forse sarò io a non riuscire a non riuscire a rendermeli godibili, ma, buon dio, con che idea fai un film muto tutto basato su un interrogatorio?!!! che idea è?!!! comunque, questo esule...
Ordet per quanto mi riguarda non fa eccezione. La trama è quella tratta di un'opera teataela tutta improntata sul conflitto religioso insito nell'uomo, nella fede e nel dubbio; cosa piuttosto diffusa nel nord Europa questa, da Bergman a Strindberg... che sia dovuta al protestantesimo?
La trama, piuttosto importante, è però malamente supportata da dialoghi di una imbarazzante pesantezza recitati da attori non tutti in parte... il padre recita in maniera discutibile e non guarda mai in votlo gli altri attori (!), l'interpretazione fatta di Johannes, più che trasmettere spiritualità sembra un inno alla tossicodipendenza... eppure, nonostante tuti questi difetti, il film colpisce.
Il film colpisce per la trama che nel finale osa l'inosabile... e poi dietro la macchina c'è pur sempre Dreyer. Come già in passato la cinepresa è dinamicissima, non si ferma mai, eppure in questo caso riesce a fondere la libertà con l'austerità. La macchina è in un continuo movimento, regolare, lineare e preciso, che serve a definire gli spazi entro i quali gli attori si muovono (ciò rende particolarmente evidente l'origine teatrale dell'opera) senza sbavatura. La costruzione delle immagini è poi semplice ed impeccabile. Non è il miglior film di Dreyer, ma ancora una volta ti mostra che cosa può fare il cinema se messo nelle mani giuste.
Nessun commento:
Posta un commento