sabato 14 maggio 2011

Paranoia agent - Satoshi Kon (2004)

(Môsô dairinin)

Visto in Dvx.



Una disegnatrice di… pupazzi diciamo, viene aggredita da un ragazzo su rollerblade impugnante una mazza da baseball, dopo di lei vengono colpite altre persone che gravitano attorno a quel caso, due poliziotti si mettono ad indagare, ma le aggressioni proseguono aumentando in numero sempre su persone che si trovano in una situazione senza via d’uscita… che l’aggressore non esiste e si tratti solo di una scusa o di isteria? D’altra parte aumenta a dismisura anche la pervasività di Maromi, un pupazzo (ma in realtà una sorta di marchio, un po come Pukka) disegnato proprio dalla ragazza aggredita per prima; le cose ovviamente saranno collegate.

Contenitore di tutto quello che il grandissimo Satoshi Kon non era riuscito a infilare nelle sue opere precedenti, questa serie televisiva si fa ricordare per la fantasia sfrenata e le idee magnifiche (la puntata dei tre suicidi, o il micro episodio del ragazzo che deve passare l’esame ma starnutisce fuori le formule oppure l’episodio realizzato palesemente solo per spiegare la realizzazione di un cartone animato), ma anche per l’andamento altalenante alla “Twin peaks” dove ad ogni risposta data corrisponde una nuova domande. Ovviamente essendo questa un’opera-patchwork soffre di una certa indipendenza dei vari episodi collegati in maniera solo superficiale tra loro.


A favore dell’operazione va anche concessa un’accuratezza nel disegno, nei movimenti e negli sfondi paragonabile a quella dei lungometraggi del regista; inoltre bisogna sottolineare la grandezza realizzativa nei diversi stili di disegno che delineano alcuni episodi o alcuni “mondi” di cui non dirò di più. Infine gli va concessa un lodevole lavoro di fino nell’inserire migliaia di riferimenti propri della cultura giapponese che rendono la comprensione molto più ostica per un occidentale, ma che rendono l’anime molto più sfaccettato e denso della media dei lavori televisivi.

Alla fin fine l’ho trovato un bel lavoro, con momenti migliori e altri episodi quasi al limite del semplice riempitivo; un anime obbligatorio per gli estimatori del regista, ma ovviamente non a livello dei lungometraggi. Inoltre l’ho visto per godermi l’ultima opera realizzata dal regista recentemente scomparso, in attesa del suo film che uscirà postumo...

PS: un encomio anche alla sigla d'apertura con tutti i coprotagonisti che ridono sguaiatamente in scenari improbabili (bella anche la canzone), nonchè a quella di chiusura dove gli stessi dormono circondando Maromi sottolineandone la centralità nella storia; inoltre bella anche l'idea delle anticipazioni dell'episodio successivo poste come il racconto di un sogno (e quindi poco comprensibili) fatte da un vecchio presente nella storia messo nelle stesse ambientazioni della sigla d'apertura.

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