Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Un antiquario trova uno strano
strumento dentro la statua di un angelo. Mettendolo in funzione accidentalmente
verrà a comprenderne la funzione; è il segreto della vita eterna creato da un
alchimista secoli prima. Ma mentre si rende conto che anche questa invenzione
ha i suoi effetti collaterali (ti porta a leccare il pavimento), verrà braccato
anche da un anziano magnate e dal suo giovane scagnozzo (un Ron Perlman che mi
sorprende sempre di più per le parti fatte in giro per l’Europa; ecco il perché
del successivo protagonismo in Hellboy) che conoscono i segreti del
marchingegno.
Il primo film di Del Toro
ha già una serie di elementi chiave del suo cinema in divenire. C’è già
l’importante componente fantasy che qui devia leggermente verso l’horror, c’è
una tendenza all’infanzia come testimone degli avvenimenti (qui la nipote del
nonno è una comprimaria di poco conto ai fini della storia, ma fa sempre da
muta testimone a tutto ciò che accade), ma soprattutto c’è già uno spiccato
interesse a creare immagini esteticamente impeccabili (la camera da letto
dell’anziano magnate con la serie di angeli appesi e chiusi nel cellophane
sembra un’installazione artistica contemporanea).
Peccato che nel complesso il film
non renda per nulla. Il meccanismo alla base del film non mi è ancora del tutto
chiaro; le intenzioni di tutti i personaggi sono elementari, ma i comportamenti
mi paiono, spesso, poco spiegabili; lo svolgimento della trama è a dir poco
farraginoso; ed in definitiva si annaspa nella noia.
Nessun commento:
Posta un commento