giovedì 22 novembre 2012

The last fishing boat - Charles Shemu Joyah (2012)

(Id.)

Visto al Festival di Cinema Africano (in concorso), in lingua originale sottotitolato.

Dal regista del terribile "Season of a life" un film sul rapporto, per dirla nel senso più vasto possibile, fra moderno e tradizionale. In un villaggio del Malawi si mischiano le vite di un "anziano" pescatore che non vuole rinunciare al lavoro di famiglia, di suo figlio prostrato verso il turismo occidentale fino al punto di prostituirsi, la terza moglie del pescatore giovane tentata sia dal figliastro che da un turista inglese ed infine proprio la coppia di inglese che se la vedranno con la loro infantilità, i rapporti di coppia e la violenza.

Il film si apre con alcune delle immagini più pulite che sia siano mai viste in questo festival, si vede la parziale amatorialità, ma la qualità dell'immagine è impressionante. E con questo ho finito i complimenti.

Per il resto questo è un film pretenzioso e ottuso, che vuol fare di tutto senza arrivare in fondo a nulla, con uno script che rasenta il ridicolo e un cast non adatto (ma questo sarebbe il meno).

Andiamo con calma. La trama. La trama vorrebbe parlare in contemporanea del turismo occidentale gradasso e miope, del rapporto di mutuo sfruttamento fra turisti e popolazione locale, di rapporti famigliari al limite, dello scontro fra modernità e tradizione, dell'impossibilità a raggiungere un equilibrio e una felicità nel mondo d'oggi, fa una (demagogica e didascalica) apologia della poligamia... che altro, forse anche un mezzo trattato della vita di coppia, dell'omosessualità ecc... Di fatto troppe cose tutte insieme, nessuna che riesca ad arrivare ad una conclusione o a chiudere un discorso sensato. Inoltre il racconto è proprio realizzato male, con un cast corale che non è mai equilibrato, inizia con un protagonista assoluto che poi scompare e ne arriva un altro, poi scompare  ne arriva un terzo, poi torna il prima ecc... C'è anche parecchia confusione nel tentare di fare in contemporanea un racconto universale, ma con personaggi estremamente particolari; inoltre si cercano i virtuosismi nella storia (il curioso equilibrio di personaggi nel finale con le due coppie che si dividono, si incrociano, si scambiano fino allo show down nella camera d'albergo).

Poi la sceneggiatura è proprio scritta da un uomo con dei problemi. L'idiozia dello script credo sia riassumibile in una scena: la coppia inglese è a letto, lui dorme e sogna della donna africana di cui si è innamorato, mugugna nel dormiveglia, la ragazza inglese lo sveglia dicendogli "Cosa stai facendo?! stai facendo sesso in sogno vero?!"... WTF!

Che altro c'è, il didatticismo dei dialoghi "colti" che si vogliono mettere, la noia complessiva dell'operazione, gli evidenti problemi di montaggio da terza media e un senso complessivo di "voglio fare un'opera profondissima perché sono estremamente intelligente" completano un quadro già misero di suo. Si insomma, se è comprensibile la mancanza di mezzi, è intollerabile la supponenza in presenza di così tanta povertà d'idee.
Decisamente il film peggiore della rassegna (pur senza averli visti tutti).

Il film è stato anticipato da un corto "Eembwiti", anche questo sul rapporto fra moderno e tradizionale; raccontando la storia di due ragazzini che non capiscono le usanze della nonna, ne deridono gli usi e si fanno detestare da tutti... Di fatto niente di che, più che esserci una vera e propria storia è solo il mostrare una giornata dove succede tutto, non ci sono tentativi di sincretismo, di comprensione o anche solo unos viluppo drammatico, è una sorta di filmino delle vacanze con scene utili sono a sé stesse. Il tocco piacevole è dato dall'inquadratura di alcuni dei tramonti più belli e vividi di sempre.

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