Visto in DVD.
Diablo Cody è affascinata
dall’adolescenza, da quello stato intermedio dove non si è mai davvero cattivi,
al massimos considerati ed egoisti, talvolta spietati (o meglio, stronzi) per
reagire a ciò che si ha intorno, ma fondamentalmente buoni. Reitman invece è
più attratto dall’umanità di personaggi sgradevoli trattati con ironia perché è
l’unico modo per umanizzarli del tutto, gli piace mostrare che anche loro
perdono, ma anche perché loro vincono sempre (o quasi). Ecco questi due (Cody e
Reitman) si erano già incontrati in “Juno” dove però il regista si era limitato
alla (bellissima) messa in scena di una sceneggiatura senza portarla verso la
sua direzione. Per questo film invece sembrano essersi parlati ed il
personaggio che ne viene fuori è un adulto disprezzabile; una donna di (mezzo)
successo, bella e ricca tanto quanto è stronza, che non riesce ad accontentarsi
di ciò che ha e senza rendersi conto del male che può fare e farsi si rimette
alla caccia del suo ex (ormai sposato e con un bimbo) solo per principio,
disposta a passare sopra qualunque cosa pur di ottenere ciò che vuole.
Il film è davvero bello;
l’incipit è completamente (e commoventemente) ‘90s e introduce al classico film
di Reitman, con una fotografia ed una messa in scena sempre gelide oltre ogni
dire, ma impeccabile… tanto l’umanità vien fuori dalla storia. Il personaggio
creato stavolta è però il vero asso nella manica; è una reginetta della scuola
mai cresciuta, fuori tempo massimo, ma senza alcuna capacità (o voglia) di
capirlo e per questo viene continuamente ferita; si unisce ad un suo ex
compagno di liceo che all’epoca venne ferito fisicamente e si porta dietro la
sua infermità con la stessa quantità di odio che ha la protagonista. Le loro
solitudini si incontrano solo per sostenersi, non per completarsi, perché la
protagonista insisterà nel suo piano. Nel suo modo di comportarsi c’è più
stupidità che cattiveria, la stessa che si ritroverà nei comportamenti della
gente che la circonda, ma che, al contrario di lei, è scesa a patti con la propria
vita.
Complessivamente il film è solido
come i precedenti lavori di Reitman, ma non ha le lungaggini di “Tra le nuvole”, si avvale di un cast veramente bravo (la Theron è perfetta nella
parte), rinuncia all’ironia diretta (ci sono poche battute) senza togliere il
grottesco. Infine il vero colpo da maestro è il finale; se nei rpcedenti c’era,
sostanzialmente un ritorno allo stato precedente con la consapevolezza di aver
imparato qualcosa senza per questo averne avuto dei benefici (una sorta di
antimorale); qui invece il film si fa spietato e dopo un ottimo dialogo finale
ritorna anch’esso allo stato iniziale, ma con la consapevolezza che quella era
la vera vittoria.
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