mercoledì 30 aprile 2014

L'evocazione, The conjuring - James Wan (2013)

(The conjuring)

Visto in Dvx.

Anni 70, nella migliore tradizione americana, una dolce famigliola (moglie marito e... 5 figlie! tutte femmine!!!) si trasferisce nella casa nuova; tempo 30 secondi e cominciano a esserci stanze segrete, rumori sospetti, morti improvvise, oggetti che si muovono e  porte che si aprono da sole. Who ya gonna call? La famiglia Warren!
Lei sensitiva, lui esorcista ufficioso, entrambi indagatori dell'incubo, scientifici (per quanto possano permetterlo i 70's), seri ed efficaci.

Un appunto; mi rendo conto che nel parlare di film (soprattutto di genere; soprattutto horror) tendo all'entusiasmo, sempre; quindi diciamolo subito, questo film non è un capolavoro, mi è piaciuto, ma è caduto nel finale.

Bon.
Curioso mesh up di Poltergeist, L'esorcista e PSI factor in ambiente vintage; realizzato dall'enfant prodige James Wan. James Wan ha avuto un'idea geniale e l'ha sfruttata fino in fondo; per il resto è un ottimo mestierante che ha divorato il cinema (horror soprattutto) e lo conosce in maniera enciclopedica (e lo cita a mani basse, in questo film soprattutto, basti vedere anche solo la lista che ne fa wiki). In questo film decide di non pensare a niente di nuovo (giuro; neanche un'idea che sia una), ma utilizzare i cliché più usurati per fare un film horror convenzionale. Sfida quasi assurda; ma a mio avviso vinta in pieno.
Tutta la prima parte è fatta di rumori fuori campo, forze invisibili che aprono porte e tirano piedi, di ragazze affette da sonnambulismo, visioni (che lo spettatore non vede) e classici giochi di buio e luce (categoricamente di lampadine appese al soffitto o fiammiferi); niente di nuovo, ma tutto usato con lenta maestria che conduce con ansia verso la scena madre di metà film (quella in cui la madre è rinchiusa in cantina e la figlia viene aggredita), vero gioiello di atmosfera e tensione che non vedevo da tempo (ma prima è encomiabile almeno la scena del gioco del battimani della madre).

Nella seconda parte entrano in gioco i Warren; due personaggi realmente esistiti; borghesissimi, chiccosi e seri; entrano in campo a gioco iniziato e iniziano a muoversi ad armi pari con i demoni. li conoscono, li studiano da tempo, sono i professori universitari del male. Questi personaggi fanno cambiare completamente la storia, ma sono il vero valore aggiunto che permette ad un perfetto film de paura di farsi ricordare. Tutte le tecniche base utilizzate fino a questo momento vengono affrontate da loro senza un plissè con la calma sicurezza del professionista; era proprio dai tempi di Poltergeist che non entrava in campo un esperto di ESP degno d'essere menzionato; non più la tensione o lo spavento, in primo piano ora c'è il rapporto con esso.
Nel finale infine si deraglia nel demonologico basso (un po jhorror un po L'esorcista) e i luoghi comuni infastidiscono (non c'è genere più inutile dell'esorcismo; perché il capostipete è partito a mille e non è pensabile di superarlo) facendo crollare un film fino a quel momento impeccabile.

Ovviamente la camere dei demoni in casa Warren (idea idiota, ma geniale), la chiamata del prete finale e un po tutto l'andamento del film lascia aperte possibilità per molti seguiti; il che non è un male, se ben usati questi due saranno dei gran personaggi.

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