venerdì 26 settembre 2014

Ma l'amor mio non muore! - Mario Caserini (1913)

(Id.)

Visto in Dvx.

La figlia del capo di stato maggiore (di una nazione fittizia) viene costretta all'esilio in Francia dopo che il padre è accusato di tradimento per aver perduto alcuni piani top secret (in realtà trafugati), per il dolore l'anziano militare si toglie la vita.
La giovane esule viene costretta a ricostruirsi una vita come cantante di vaudeville. Ovviamente avrà un enorme successo ed in incontrerà un giovane di cui si innamorerà follemente... peccato che il giovane sia il figlio del granduca della nazione natale; sarà costretto dal padre a tornare in patria. Quando però il giovane tornerà a cercare l'amata la troverà morta, uccisasi con del veleno per il dolore della loro separazione.

Melodrammone dal passo d'annunziano che è, e viene gestito come, un romanzo d'appendice. Storia ovvia e trascinata per le lunghe, scene statiche di impostazione teatrale che si dilettano nel mostrare molto chiacchericcio senza far succedere granché.
Unico motivo per vedere questo film è anche l'unico motivo per cui è ancora famoso, la presenza di Lydia Borelli. La Borelli fu una famosa attrice teatrale qui per la prima volta prestata al cinema. In questa sua opera prima divenne un'istant diva, creò un codice recitativo (quello sinuoso da dark lady seducente, sopra le righe, fatto di gesti lenti ed ampi, polsi sempre piegati, sguardi in tralice... in una parola, uno stile teatrale esagerato) che furoreggiò fra le attrici del periodo e fra le tenebrose ragazze dell'Italia degli anni '10 che volevano essere bohème a tutti i costi. Inventò il divismo e divenne una vamp.

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