mercoledì 8 aprile 2015

C'era una volta - Francesco Rosi (1967)

(Id.)

Visto in Dvx.

Campania borbonica, il principe ereditario se ne va a zonzo per i suoi possedimenti pur di sfuggire alle sette pretendenti mogli; incontra una popolana di cui s'innamora e, come sempre quando si è alle elementari, per dimostrarlo le tira le trecce, lei farà lo stesso finché non saranno divisi. Si cercheranno, si ritroveranno, ma per allora dovranno dimostrare di poter superare qualche prova per poter vivere insieme.

Un film disimpegnato (tratto da "Lo cunto de li cunti" di Basile) con due grandi attori di grande richiamo (Sharif e la Loren)... beh è evidentemente un prodotto alimentare (anche se alla base ci dev'essere stato un intento culturale), tuttavia la scelta inspiegabile di affidarsi a Rosi per la regia ha del folle e dell'affascinante (e del temerario). Di fatto non è che il film diventa un altro, ma pur essendo una fiaba dalla struttura canonica e dai voli di fantasia (banchetti di streghe, santi che volano, giochi cavallereschi) le location e tutti i comprimari hanno una verosimiglianza incredibile (specie tra i popolani e le streghe ci sono volti che valgono un intero film) e la scelta degli interni, belli, ma non da cartolina, sono una contrapposizione affascinate.
Poi quello che ne risulta è pur sempre una fiaba, ironica (l'asino che produce oro, i dispetti dei due innamorati, i santi che vanno ripigliare Giuseppe da Copertino), che si guarda volentieri con qualche momento di stanca con il ritorno al palazzo.
Altro grosso motivo d'interesse (per me, cresciuto a Disney) è una favola parlata con accento napoletano.

Poi quello che ne risulta è pur sempre una fiaba, ironica, che si guarda volentieri con qualche momento di stanca con il ritorno al palazzo.

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