mercoledì 22 aprile 2015

Furore - John Ford (1940)

(Grapes of wrath)

Visto in Dvx.

La depressione e i dust bowl stanno distruggendo l'Oklahoma (come in "Interstellar"), i contadini migrano verso la California, pubblicizzata da migliaia di volantini che promettono lavori ben pagati. La famiglia Joad decide di fuggire quando il figlio maggiore tornerà a casa dopo essere stato rilasciato dalla prigione (dove scontava una pena per omicidio).
La fuga si rivelerà più lunga, più dura e più mortale del previsto, ma quel che è peggio una volta giunti in California il lavoro non sarà così abbondante e fiumi di derelitti si accamperanno fuori della città aspettando che qualcosa cambi.

Da un romanzo di Steinbeck (scrittore che adoro, ma curiosamente non ho mai letto "Furore") pubblicato solo un anno prima, Ford cerca di trarne un film sociale che abbia un impatto tanto maggiore quanto vicino agli eventi narrati (non so come fosse la situazione lavorativa nel 1940, ma la depressione venne completamente superata solo dalla guerra e i dust bowl finirono nel 1939). L'intento sembra proprio quello di fare un intervento di critica e un mockumentary basandosi su un libro di grande successo.
L'impianto steinbeckiano è evidente. Non c'è una storia precisa, ma c'è la descrizione di piccole vite senza eventi importanti, ci sono una carrellata di personaggi umanissimi ricchi di sentimenti (per lo più inespressi), c'è una famiglia che vive l'uno dell'altro e c'è un senso generale di sconfitta e rivalsa, di ingiustizia e lotta per riemergere.
Tutto questo in un romanzo (se scritto da dio naturalmente) può rendere benissimo, ma a mio avviso in un film non ce la fa.
Il film scorre bene e lo si guarda volentieri se si è nel mood giusto, Ford non è l'ultimo degli arrivati e Fonda (pur avendo una faccia troppo pulita per il suo personaggio) è totalmente in parte; però appare lento, spesso esageratamente enfatico, spesso può sfociare nella noia.
Bello, ma il cinema non è il mezzo adatto per questa storia.

PS: in Italia fu censurato perché troppo pessimista, quando uscì ne vennero tagliate diverse parti; ma anche la versione originale fu edulcorata, la scena finale fu rigirata costruendo il noto (e statico) monologo finale, molto diverso dalla potente scena prevista da Steinbeck.

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