(Id.)
Visto in DVD.
Dopo l'omicidio di Salvatore Giuliano viene ripercorsa brevemente la sua storia, gli uomini che lo circondavano, le indagini, i collegamenti.
Se fosse un regista dei giorni nostri (intendo dire, se fosse nato negli anni '70 e stesse realizzando ora questo film) Rosi avrebbe fatto un mockumentary. All'epoca invece l'idea del falso documentario non esisteva e Rosi fa qualcosa di diverso, qualcosa di più. Inizia dalla fine, ripercorre con lunghissimi flashback, riporta le indagini e mostra le scene di cui discutono il giudice e gli avvocati come fossero...beh dei flashback; gioca con le fotografie (tre direttori diversi per le tre situazioni del film, le indagini, le ricostruzioni, il cadavere del bandito); realizza situazioni verosimili nei luoghi in cui sono avvenuti con personaggi presi dalla strada.
La cosa realmente bella del film è che di Salvatore Giuliano ci si interessa poco (addirittura non lo si vede praticamente mai in viso), la sua morte è un pretesto per spiegare brevemente quanto successo fino a quel momento, mostrare un ambiente (splendide le parti dei carabinieri, di quello che pensavano di andare a fare e di quello che hanno trovato), la creazione di un sistema interconnesso di malavita e istituzioni.
A tutto questo poi si aggiungono scene obiettivamente ben realizzate; su tutte le parti Rosi sembra particolarmente efficace nelle scene di massa, quelle della strage di Portella della Ginestra e quelle dell'arresto di massa degli uomini di Montelepre.
Il difetto è un gusto per la lungaggine che asfissia tutto il film, soprattutto la seconda metà, il ritmo ne viene minato e così l'interesse.
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