(Id.)
Visto in Dvx in lingua originale sottotitolato.
Una donna rimasta vedova il giorno del parto ha, dopo 6-7 anni, problemi di relazione con un figlio iperattivo (beh come tutti io bambini a quell'età) e appassionato di mostri (come tutti i bambini sani), ha un lavoro che la mette a contatto con la malattia e difficoltà di relazione con parenti e amici, inoltre si sta avvicinando il compleanno del figlio. Mentre c'è una crisi che avanza in casa compare un libro che parla del Babadook, un uomo nero dalle intenzioni maligne che può agire solo se lo si lascia entrare e che si annuncia con rumori e scricchiolii. Ovviamente di li a poco si avvereranno tutti i sintomi premonitori dell'arrivo del Babadook.
Non so neanche da che parte cominciare. Un family drama in veste horror così ben realizzato non lo ricordo. Anzi diciamolo subito non è un horror a tutti gli effetti, l'inquietudine, il senso di morte e la suspense (non ci sono colpi improvvisi, ma il perturbante sempre presente) ci sono tutti, ma la creatura (pur essendo un elemento imprescindibile) non ha una parte preponderante. A creare il mood perfetto è la casa geometrica e grigia, è il bambini esagitato e dagli occhi enormi, è il libro stesso del Babadook per i disegni e le rime, è il volto distrutto della madre, è il rapporto conflittuale fra i due e con il resto del mondo.
Poi ovviamente c'è l'idea che il mostro sia praticamente sempre presente, ma che possa agire solo se si permette che entri dentro di te, l'orrore risiede già nelle persone, ma il dramma si scatena quando si permette che entri nel mondo. Inoltre è il primo horror che io ricordi in cui i sentimenti sono importanti e non disturbanti; si prova una pietà enorme per quella donna bistrattata dalla vita e rabbia per tutto quello che succede ai due, inoltre nello showdown finale l'intervento dell'anziana vicina di casa (intervento minuscolo e di una banalità imbarazzante) è una delle scene che più mi hanno (emotivamente) colpito di recente.
Il finale è un tripudio di giustificazioni freudiane, di tocco miyazakiano nella gestione dell'antagonista con un vero e proprio scioglimento finale che riappacifica con tutto ciò che è accaduto.
Poi c'è la regia. La Kent alla sua opera prima si dimostra una regista enorme, interessantissima, piena di idee senza essere mai eccessiva.
Dalle notti che passano in un attimo con un cambio di luce (per dare il senso di stanchezza della amdre) alla scena onirica dell'inizio con il ritorno nel letto le piccole idee sparse per il film sono tantissime. Ma c'è un lavoro importante anche sui suoni e le voci distorte usate per tutta la durata del film. Poi c'è il montaggio che riesce a creare atmosfera anche da solo affiancando, a ritmo serrato, due scene contemporanee le quali, da sole, non avrebbero avuto lo stesso effetto (il dialogo fra la madre e la sorella nel parco mentre il figlio si arrampica sull'altalena).
Infine c'è il modo in cui viene gestito il mostro; molto bello quando viene solo intravisto (ma un pò bislacco quando lo si vede bene), un vero e proprio personaggio da film espressionista tedesco (viene infatti inserito in alcuni spezzoni di film muti, anche se sono di Méliès) che si muove come il fantasma di un J-horror.
Bon, dopo tutti sti pregi almeno un difetto. Durante la lunga notte del Babadook si esagera, si inanellano tutti i classici dell'horror (dalla possessione alla casa infestata) in maniera ipertrofica. Non ammazza il film, ma rende quella parte, paradossalmente, la meno riuscita.
Nessun commento:
Posta un commento