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Visto in Dvx.
Film fortemente voluto da Mussolini per enfatizzare la potenza dell'industria siderurgica italiana. Per la realizzazione si impose anche nelle scelte tecniche, pertanto Pirandello fu mandato a Terni a studiare le ambientazioni e scrivere la sceneggiatura. Mussolini si impose anche nella scelta di Ruttmann come regista (che dovesse essere tedesco era logica diplomatica, ma i produttori gli avrebbero preferito Pabst, mentre Pirandello stesso scrisse a Eisenstein per cercare di coinvolgerlo).
La vicenda produttiva è piuttosto nota, con Ruttmann che, assieme a Mario Soldati che sventra il plot originario mettendo i personaggi in terza fila in favore dell'ambiente ammazzando la trama, ma arricchendo le riprese. Quello che ne viene fuori è un film risibile per la storia raccontata, assolutamente fuori dai canoni fascisti (non c'è ideologia o propaganda neanche a cercarla e l'epica della fabbrica viene lievemente minata da un'acciaieria che è sia elemento potente, sia macchina infernale) e, tecnicamente, una delle opere più interessanti di quel decennio.
Ruttmann infatti si trova per la prima volta ad affrontare un film a soggetto e per farlo elimina il soggetto (rimane solo un lui, lei l'altro banalotto) in favore di un documentarismo carico di enfasi e di significati che sfocia spesso nell'arte visuale. Rimane in definitiva quell'amore per le geometria e il dinamismo che accompagnano il regista tedesco dal suo "Opus".
Le intenzioni e le abilità di Ruttmann per tutto ciò che non è recitazione sono evidenti nelle sequenze dove gli attori devono dire le battute per far avanzare di un poco la vicenda; sequenze imbarazzanti e sostanzialmente risibili.
Il film risulta diviso in quattro tempi nonostante il minutaggio contenuto. Nella prima parte Ruttmann mostra la fabbrica come un'estensione di "Berlino: sinfonia di una grande città"; un Balletto meccanico notevole per giochi di montaggio e ritmo. Nella seconda parte la fabbrica diventa speculare alla fiera di paese facendo vivere la sequenza di continui accostamenti. Nella terza parte (certamente la più ripetitiva), la fabbrica è lo scenario e lo strumento di un duello. Nell'ultima parte la fabbrica è resa palpabile solo dai suoni, le immagini, che vivono di continui movimenti di macchina, si alternano fra gli operai che entrano a inizio giornata e i sogni di un futuro diverso del protagonista.
Vanno però ricordati anche, l'incipit dove i due fidanzati vengono letteralmente presentanti (con nome e cognome) in maniera intelligentemente indiretta (permettendo di realizzare la bellissima sequenza della prostituta che mostra solo le braccia); nonché l'uso dell'acqua del fiume che collega gli "innamorati" a distanza.
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