venerdì 16 marzo 2018

Lady Bird - Greta Gerwig (2017)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.

La vita di un'adolescente a Sacramento tra una madre ingombrante, problemi economici, voglia di farsi accettare e il sogno di fare l'università a New York.

Io e il cinema indie americano abbiamo litigato ai tempi di "Me and you and everyone we know", da allora non ci siamo mai frequentati più di tanto. Tutto sommato niente di male, alla fin fine quei film hanno creato un archetipo rispettato quasi sempre in maniera pedissequa: protagonisti persone normali, ma con qualcosa in più rispetto alla media; punto di vista sempre in favore degli sfigati; rapporti sociali complicati; cittadine di provincia, per lo più d'estate, sempre fotografate con una profusione di colori, spesso pastello; accessorio un eventuale piglio ironico. Ah si, ovviamente, vincono i buoni sentimenti.
Di fatto dopo le prime prove il cinema indie americano dimostrò di essere solo la versione di provincia di quello mainstream da cui si discostava a livello estetico e solo superficialmente contenutistico.
Dopo ben più di un decennio mi ritrovo un film indie alla notte degli Oscar. Se da una parte la cosa è giusta (finalmente un "genere" cinematografico viene accettato dall'academy), dall'altra non mi pare ci sia un vero avanzamento visto che è un genere reazionario accettato da un'accademia reazionaria.
E poi c'è il politicamente corretto scaturito da Metoo che sembra averci messo lo zampino.

Il film, a sorpresa, è carino.
Niente di nuovo, ma l'ironia è costantemente presente e salva molte situazioni; la protagonista riesce molte volte e risultare come un adolescente medio (ansioso di indipendenza, ma anche arrogante e disposto a tutto per essere accettato), il ritmo è ben tenuto.
La sceneggiatura ci prova a essere originale, ha un'intenzione di blanda innovazione che si vede soprattutto nella prima parte come nella ottima la scena del litigio nella macchina concluso con l'uscito dal veicolo ancora in movimento o la scelta del vestito che si conclude con un "ma non è troppo rosa?". Purtroppo l'intento è disinnescato dal corollario di personaggi senza profondità e incredibilmente consueti oltre che dai buoni sentimenti che escono a fiotti a ritmo costante con un picco eccessivo nel finale.

Ottima la Ronan e la Metcalf, molto meno bravi gli amici della protagonista (dove c'è pure Chalamet, il che dimostra che non sono pessimi attori, ma che sono solo stati utilizzati male), nella media i restanti.

Di fatto un film carino che, in parte, mi riconcilia con la fastidiosa supponenza segaiola dei film indie di inizio anni zero... rimane però solo carino.

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