Visto in Dvx.
In un momento di crisi personale e sociale (la crisi d'identità del PCI) Michele Apicella (redivivo dopo "La messa è finita") riconsidera la sua vita e quella del partito con la metafora continua a ripetuta della partita di pallanuoto.
Uno dei pochi film di Moretti che non avevo mai visto, ma è immediatamente diventato uno dei miei preferiti.
Una sorta di "8 1/2" (scusate il paragone) meno raffinato e più politicizzato; una vita riassunta con la descrizione di un'ideologia tanto personalmente sostenuta e intessuta con dialoghi fatto su un argomento sportivo, da sempre, di serie B. Il tutto realizzato con il consueto tocco surreale di un Moretti al suo massimo.
Quello che viene messo in scena è un balletto perfettamente organizzato di personaggi buffi, ricordi di gioventù, lente prese di coscienza e continui rimandi a qualcosa che il protagonista non riesce a ricordare. Di fatto la tendenza felliniana di Moretti è sempre esistita, ma mai come in questo film si fa evidente, ma, tolta la grazia del collega, Nanni la rimpiazza di politica (facendo il giro e trasformando il suo eterno personaggio in autore).
Un film metacinematografico, pieno di brio e parossismi che riesce a interessare e stupire nonostante parli di un periodo che non ho vissuto ed estremamente distante da me (per questioni anagrafiche).
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