mercoledì 17 ottobre 2018

La parmigiana - Antonio Pietrangeli (1963)

(Id.)

Visto in Dvx.

Una ragazza della provincia di Parma se ne va dalla casa dello zio prete dopo aver sedotto un seminarista; si trasferirà in casa di una amica della madre (ormai morta), ma anche lì le attenzioni degli uomini non si faranno attendere; cercherà quindi di sposarsi per poter ottenere, con questo assoggettamento parziale, la libertà che cerca.

Pietrangeli, salvo in pochi bellissimi casi, ha sempre fatto lo stesso film; film di persone sole o abbandonate che cercano il loro posto nel mondo, di solito donne.
Qui la protagonista è una ragazza appena uscita dall'adolescenza che deve affrontare un mondo in cui tutti già sanno quale deve essere il suo posto e in cui lei, neanche a dirlo, si trova stretta. Ma al contrario del classico tipo alla Pietrangeli, la giovane protagonista di questo film ha le idee molto chiare e persegue con determinazione il suo obiettivo, il suo posto nel mondo al di fuori degli obblighi sociali. Rispetto agli altri film sullo stesso tema, qui sembra anche esserci la reale possibilità di riuscirci.
Come spesso, ma non sempre, siamo di fronte a un dramma con i ritmi e i toni di una commedia efficacissima.
Come sempre la regia è magnifica e utilizza gli spazi (il film è quasi interamente in interni) in maniera perfetta, con porte chiuse o aperte che danno significato all'azione, con movimenti di macchina da presa e inquadrature ragionate che rendono ritmo e intenti e un utilizzo particolare di diversi dialoghi in cui i due non sono voltati nella stessa direzione senza, quindi, potersi vedere (quando Manfredi smacchia i pantaloni) o uno dei due viene eclissato dalla vista dello spettatore (il dialogo dietro la colonna per strada).
Come sempre, cast grandioso, senza sbavature né tra i protagonisti, né tra le spalle.

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