mercoledì 3 ottobre 2018

Lo specchio della vita - Douglas Sirk (1959)

(Imitation of life)

Visto in Dvx.

Due donne, una bianca e una nera, amiche, si ritrovano ad affrontare i problemi dell'essere sole con figlie a carico. La figlia della donna di colore è incredibilmente bianca e cercherà in ogni modo di non far sapere a nessuno chi è sua madre; la figlia della ricca (o almeno, che diverrà ricca) bianca, invece, si troverà a dover convivere con una madre amorevole, ma assente.

A me il melodramma piace; ma qui siamo di fronte alla sublimazione del melò; questo è il più titanico esempio di film ricattatorio che strappa lacrime a viva forza dagli spettatori. Fintamente democratico è in realtà un film piuttosto consueto (i rapporti di forza fra le due amiche non saranno mai equi) utilizza ogni spietato elemento di sceneggiatura per tirare fuori il pianto da ogni accenno di bontà o di rivolta che sia.
In questo senso è un film impeccabile.
La trama, come si è detto, è falsamente progressista, ma nel suo continuare a dipingere gli estremi razziali in maniera scontata (ma ovviamente edulcorata, qui il dramma è casalingo, non sociale) comincia a veicolare un'idea di cinema in cui gli afroamericani possono avere un posto (come già "La parete di fango").
Sirk dal canto suo gestisce tutto come suo solito; con assenza di ritmo, ma con la gestione delle scene come in un musical, con colori accesi, macchina da presa immobile, ma che gioca molto di montaggio (il finale è, in questo senso, magnifico) e, nelle ultime scene, si lancia nella più struggente cavalcata di dolore supportato da una canzone cantata in scena.

2 commenti:

'se fossi fuoco arderei il mondo' ha detto...

un CAPOLAVORO.
ricordo che mi fece piangere tantissimo..
ed io non piango ai film.

Lakehurst ha detto...

Assolutamente, un cliché è ridicolo 1000 commuovono e qui c'è tutta la maestria di Hollywood nel tenere insieme i pezzi