mercoledì 22 ottobre 2014

Hook, Capitan Uncino - Steven Spielberg (1991)

(Hook)

Visto in tv.


Peter Pan ha deciso d rimanere nel mondo normale e di invecchiare; divenuto padre di famiglia ha ormai dimenticato tutto quello che fu. Tornato a Londra però scopre che i suoi figli sono stati rapiti da Capitan Uncino voglioso di vendetta, dovrà tornare sull'isola che non c'è, riguadagnare la fiducia dei bimbi Sperduti, ritrovare la capacità di volare e battere Capitan Uncino.

Dagli anni '80, fino alla prima metà dei '90 Steven Spielberg ha realizzato (come regista, ma anche come produttore) una serie di film per ragazzi, film seri, ben realizzati e dai temi (e dai toni) vari, non fotocopiati gli uni dagli altri. In questo filone si inserisce Hook.
Qui c'è una carica eversiva molto limitata rispetto ai film precedenti o al successivo "Jurassic Park", meno cura forse ma di sicuro un risultato più modesto.
I soldi messi in ballo sono enormi e riescono ad ottenere una serie di scenografie mozzafiato, in cui la macchina da presa di Spielberg si diverte a muoversi in scioltezza (bello il beccheggio dell'inquadratura quando Spugna parla con Uncino sottocoperta).
Quello che latita però è un'idea visiva originale e vincente, i bambini sperduti sono (alla meglio) dei punk in erba, mentre i pirati sono la fotocopia di quelli del film Disney. L'altro grande difetto è una storia molto più accomodante del solito. Proprio il dettaglio vincente delle produzioni di Spielberg viene mancare; è evidente che il pubblico a cui si rivolge ha un'età media più bassa del solito, quindi mette il piede sull'acceleratore dell'avventura (cosa positiva), del divertimento (e ci va bene) e su quello dei buoni sentimenti (...caz...). Il risultato però, nell'ottica del film per preadolescenti è ottimo; ricordo ancora l'obbligo assoluto ad essere disturbato, quando, da bambino, trasmettevano questo film in tv... Quindi a conti fatti pure questa esperienza è vincente, seppur meno buona per un pubblico più adulto.
A chi come me ora non riesce più ad apprezzare del tutto questo genere di film, bisogna sapersi accontentare di un sottotesto (già presente nel Peter Pan originale) della paura del tempo che passa e di una carrellata di attori da urlo tutti utilizzati in maniera impeccabili nelle parti che più potevano dare loro risalto (ovvio Williams adattissimo alla parte del protagonista, ottimo un Hoffman libero di fare tutte le faccette che vuole, impeccabile Hoskins nelle vesti uno Spugna pensato per lui), incredibile il numero di camei (di cui mi sono accorto solo recentemente) e, infine, incredibile come ancora ad ogni visione mi renda conto di qualcuno che fino ieri non avevo mai notato (stavolta mi sono accorto che l'anziana Wendy è la mia amata Maggie Smith).

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