venerdì 24 ottobre 2014

Dietro la porta chiusa - Fritz Lang (1947)

(Secret beyond the door...)

Visto in DVD.

Una donna indipendente si sdilinquisce per un uomo affascinante che sposerà dopo una breve frequentazione. Fin dalla prima notte di nozze però noterà qualcosa di strano, che rimarrà sullo sfondo finché non si trasferirà nella casa di lui dove conoscerà la sorella, il figlio di primo letto di cui non sapeva nulla, nonché la sua passione di collezionare stanze... (è un architetto...).

Thriller psichiatrico che ha debito continui con almeno due o tre pellicole di Hitchcock. Dettaglio non insignificante, ma sottolineato da tutti. La storia scorre verso il prevedibile con un ritmo abbastanza buono che tutto sommato fa perdonare gli attriti.
Il vero punto negativo è il finale semplicistico, non so quanto efficace all'epoca, oggigiorno certamente inaccettabile.
Il punto di forza però sta tutto in Fritz Lang. Non siamo davanti ad un capolovaro, anche nel periodo americano ha prodotto opere molto migliori; però Lang non è un idiota e non dimentica da un anno all'altro l'esperienza accumulata nel ventennio precedente. La forza di questo film è tutta nelle luci e nelle ombre.
Non siamo dalle parti dell'espressionismo pieno, ma Lang viene da quel mondo li, e sa il peso che ha un'ombra, sa che per inquietare è sufficiente oscurare i volti di un giudice e di una giuria (in una delle sequenze migliori del film dove il coprotagonista fa da imputato e accusa contemporaneamente), sa che la luce di una porta aperta su un corridoio può avere l'effetto di una coltellata, sa che una sagoma nella nebbia o una silhouette di notte possono avere un impatto notevole, sa come si usa una torcia elettrica o le ombre degli ospiti o ancora le porte aperte o chiuse.
Non un capolavoro insomma, un film un pò imbolsito dall'età, ma ancora godibile.

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