(The children's hour)
Visto in Dvx.
Una coppia di amiche ha fondato una scuola con dormitorio. Sono amate dalle bambine e apprezzate dalle famiglie; una delle due desidera quindi sposarsi. Un pò di agitazione e la cattiveria di una bambina abituata alla menzogna getteranno un sospetto terribile sulle due amiche. Che oltre all'amicizia non ci sia anche dell'amore? L'anziana bigotta che verrà a sapere della voce non potrà accettarlo.
Wyler è un regista che ha trovato la sua spalla migliore sul direttore della fotografia Gregg Toland, uno che riusciva a fornirgli tutta la profondità di campo di cui aveva bisogno per le sue costruzioni a strati. Ovviamente Toland non prese parte a questo film dato il lieve problema della sua morte 15 anni prima; ma è come se ci fosse; pur senza la sua maestria Wyler utilizza la profondità di campo che qui viene usata per mettere in contatto due personaggi di cui uno si sta rivolgendo all'altro o per metterli in contrapposizione (molto bella l’immagine della bambina in primo piano mentre dovrebbe confessare, con le due protagoniste al suo fianco in secondo piano). A questo vengono aggiunti movimenti di macchina efficaci (il gioco di sguardi con carrelli laterali delle due bambini durante la confessione a casa della nonna) e un qualche gioco di montaggio "sbagliato" (si pensi alla corsa finale della Hepburn verso la casa).
Se a livello tecnico è un grande film a livello di contenuti è piuttosto altalenante. Tratto da un'opera teatrale, lo stesso Wyler l'aveva già portato sullo schermo negli anni '30 con il titolo inglese che riecheggia quello italiano attuale "These three"... però per farselo produrre dovette togliere la tematica omosessuale in favore di un più piatto triangolo amoroso. Potendo riprendere in mano il materiale nei più liberi anni '60 l'opera originale viene ripresa in maniera integrale, il che è forse uno dei limiti; la teatralità della messa in scena appesantisce il ritmo e forse è anche una delle cause dell'empatia a tratti latitante e dell'agnizione a volte eccessiva. Tuttavia funziona. Il dramma viene gestito in maniera impeccabile dal cast (che coppia di attrici!) che si dividono le scene madri in modo perfetto. Bellissimo anche il frequente gioco di sguardi e di non detto, di non espresso.
Non tutto quello che avviene sulla scena è credibile, ma lo show down finale estremamente efficace.
Visto in Dvx.
Una coppia di amiche ha fondato una scuola con dormitorio. Sono amate dalle bambine e apprezzate dalle famiglie; una delle due desidera quindi sposarsi. Un pò di agitazione e la cattiveria di una bambina abituata alla menzogna getteranno un sospetto terribile sulle due amiche. Che oltre all'amicizia non ci sia anche dell'amore? L'anziana bigotta che verrà a sapere della voce non potrà accettarlo.
Wyler è un regista che ha trovato la sua spalla migliore sul direttore della fotografia Gregg Toland, uno che riusciva a fornirgli tutta la profondità di campo di cui aveva bisogno per le sue costruzioni a strati. Ovviamente Toland non prese parte a questo film dato il lieve problema della sua morte 15 anni prima; ma è come se ci fosse; pur senza la sua maestria Wyler utilizza la profondità di campo che qui viene usata per mettere in contatto due personaggi di cui uno si sta rivolgendo all'altro o per metterli in contrapposizione (molto bella l’immagine della bambina in primo piano mentre dovrebbe confessare, con le due protagoniste al suo fianco in secondo piano). A questo vengono aggiunti movimenti di macchina efficaci (il gioco di sguardi con carrelli laterali delle due bambini durante la confessione a casa della nonna) e un qualche gioco di montaggio "sbagliato" (si pensi alla corsa finale della Hepburn verso la casa).
Se a livello tecnico è un grande film a livello di contenuti è piuttosto altalenante. Tratto da un'opera teatrale, lo stesso Wyler l'aveva già portato sullo schermo negli anni '30 con il titolo inglese che riecheggia quello italiano attuale "These three"... però per farselo produrre dovette togliere la tematica omosessuale in favore di un più piatto triangolo amoroso. Potendo riprendere in mano il materiale nei più liberi anni '60 l'opera originale viene ripresa in maniera integrale, il che è forse uno dei limiti; la teatralità della messa in scena appesantisce il ritmo e forse è anche una delle cause dell'empatia a tratti latitante e dell'agnizione a volte eccessiva. Tuttavia funziona. Il dramma viene gestito in maniera impeccabile dal cast (che coppia di attrici!) che si dividono le scene madri in modo perfetto. Bellissimo anche il frequente gioco di sguardi e di non detto, di non espresso.
Non tutto quello che avviene sulla scena è credibile, ma lo show down finale estremamente efficace.
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