(Id.)
Visto in Dvx.
Un uomo semplice viene circuito da un abile truffatore che lo inserisce in un ambiente di profittatori. Il truffatore è costretto a fuggire, ma intanto il protagonista si innamora e si sposa con una donna della nuova cricca; inutile dire che il matrimonio non sarà felice.
Una storia solidissima tratta da D'Annunzio (peccato per il finale che si dilunga troppo disperdendo parte del pathos). Splendida la regia che spesso aggiunge guizzi grandiosi che preannunciano quello che arriverà nei decenni successivi (l’incipit in soggettiva; piccoli carrelli alla Scorsese; uso dei piani per costruire scene più articolate; la voce fuori campo che recita il dialogo che dovrebbe avere luogo mentre in realtà gli attori rimangono silenziosi; uso delle luci, anche se non enorme ma si pensi alle fiamme dei cerini; per non parlare dei fuochi d'artificio per rappresentare l'amplesso!).
Il comparto attoriale è discreto, ma il protagonista è un Fabrizi a cui finalmente è permesso di recitare, molto distante dalla solita macchietta buonista delle commedie; qui fa una parte castrante nella fase iniziale, ma sempre più spessa a mano a mano che il film si sviluppa.
Non è il film migliore di Lattuada, ma rimane uno dei più interessanti per il suo respiro internazionale (e la distanza enorme con il neorealismo di quegli anni); il tono, l'ambiente, la trama (l'uomo comune che, quasi involontariamente, si ritrova protagonista di un delitto), tutto fa sembrare questo un film langiano.
PS: c'è pure un giovane Sordi in una parte marginale, ma lui si bravo.
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