(Walkabout)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.
Una ragazza ed il suo fratellino si ritrovano perduti n mezzo al deserto australiano a causa della follia del padre. Dopo una stentata sopravvivenza di qualche giorno incontreranno un giovane aborigeno, senza avere modo di comunicare verbalmente i 3 si metteranno in cammino insieme condividendo tutto.
Un film più sulla comunicazione ed i rapporti tra persone al netto delle sovrastrutture sociali (rappresentate dall’onnipresente rumore di fondo delle trasmissioni radiofoniche) realizzato con un gusto dell’immagine molto anni ’70 ma ancora efficace, con montaggio serrato, dettagli, fermo immagini (inutili), grandangoli e montaggio intellettuale, oltre ad un vero impegno nel descrivere lo scenario australiano ed un maniacale intento programmatico nel mostrare la fauna locale.
Il film non è esattamente un capolavoro, voglio dire, non intrattiene con spensieratezza, ma neppure risulta eccessivamente noioso. Senza che succeda molto si fa seguire senza troppi intoppi… direi che ridefinisce il concetto di noia…
Roeg dal canto suo si impegna a rendere immagini gratificanti in ogni scena, ma non è che in questo riesca molto; il suo vero successo non è quello di riuscire a comunicare con le inquadrature (il film ha pochissimi dialoghi, per lo più inutili), con le single immagini, ma parla attraverso l’accumulo di immagini. Il susseguirsi di paesaggi e animali, di dettagli dei corpi e inquadrature del sole acquisiscono un significato per il reiterarsi in rapporto con il trio di protagonisti.
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