(Ong bak 2)
Visto in DVD.
Ok, la storia stavolta cambia radicalmente dai primi film con Tony Jaa, stavolta nessuno ruba il Buddha/elefante a nessuno (c’è giusto un elefante nella battaglia finale), semplicemente Tony Jaa è un ragazzotto combattivo che ammazza i coccodrilli a uso ridere che viene adottato da dei briganti del luogo, ma che ha pure un passato tormentato fatto di famigliari uccisi dell’attuale re e da grandi amori mai sbocciati e bla bla bla.
Veniamo al punto. Se in un film di pacche ci sono poche pacche la cosa è piuttosto grave, ma quel che è peggio è che quelle poche che ci sono siano noiose/ridicole. Questo Ong Bak 2 ha l’indubbio vantaggio di riunire dentro di se tutti questi difetti, uniti ad una storia che non è più solo un pretesto per menare le mani (come era, molto onestamente, nel primo film), ma diventa pretesto per acchiappare fette di pubblico che comunque non andranno a vedere un film del genere.
Per carità è evidente che avevano un pacco di soldi in più, infatti la confezione è decisamente migliorata (il film è, tecnicamente, un film in costume), purtroppo devono aver speso tutto per gli orecchini d’oro dei protagonisti maschile e non è rimasto niente per le coreografie o la fantasia o la voglia di tirare grattoni.
Peccato.
PS: la lavorazione del film è alquanto gustosa, a quanto pare il povero Jaa ha litigato con il suo amichetto di sempre Pinkaew alla fine di The protector; quindi ha fatto armi e bagagli, si è trasferito dal sig. Rittikrai e si mette a girare il seguito di Ong bak. Quello che succede poi è storia; Jaa si sopravvaluta pensa di riuscire a far tutto invece no, da di matto, fugge frignando nella giungla, torna indietro frignando riesce con sforzo e fatica a finire il film… ma dura 4 ore e ha poco capo e poca coda. La produzione lo smezza e decide di fare seduta stante Ong bak 2 e 3 (ciò spiega l’eccezionale finale di questo in cui una voce fuori campo dichiara “Tony Jaa è morto, ma se unirete le vostre menti potrebbe rivivere. THE END. Applausi a scena aperta) e Tony Jaa si chiude in monastero.
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