(Tinker tailor soldier spy)
Visto al cinema. Ai vertici dell’MI6 pare che Karla (nome in codice del capo del KGB) sia riuscito a piazzare una sua talpa. Dico si vocifera perché ovviamente nessuno ne è sicuro e c’è chi sostiene che questa sia una storia messa in giro da Karla per far nascere il dubbio all’interno dei servizi segreti inglesi.
Storia di spie dunque e di guerra fredda. Direi che è decisamente il caso di prendere un block notes perché la storia è intricata di per se e resa ancor più ostica dall’utilizzo indiscriminato e nons egnalato in alcun modo dei flashback, per le continue dissimulazioni dei protagonisti e per la recitazione quasi sempre per sottrazione degli attori. Ma a me non piace un film di spie se lo capisco, vuol dire che era troppo semplice.
Il cast, credo si sappia anche questo, è fatto da ciò che di meglio offre l’inghilterra, tra gli attori più bravi e conosciuti (Firth e Oldman), attori bravi e appena nati (Hardy) e attori bravi che fanno parte della categoria “quello l’ho già visto in un altro film” (praticamente tutti gli altri).
Infine giungiamo alla vera novità, Alfredson. Il regista di “Lasciami entrare” non si muove di un millimetro. Rispetto al suo film rpecedente toglie solo la neve, poi tutto il gelo ambiente rimane, lo schematismo algido del mondo in cui si muovono personaggi più simili a spettri che provano sentimenti senza palesarli, che vengono messi di fronte a svolte epocali per le loro vite senza poter reagire, ecco tutto queto è esattamente la stessa nota distintiva del film sui vampire… ah già, qui non ci sono neanche i vampiri.
Alfredson crea una spy story che non prende quasi nulla dagli archetipi del genere, e mette invece i suoi personaggi standard sulla scena; crea un ambiente visivamente impeccabile e li fa agire senza mai fargli muovere un muscolo facciale, ricorrendo al sentimentalismo solo quando questo diviene utile al film, sia che venga espresso dagli attori (senza rivelare troppo si prenda ad esempio la scoperta, da parte di Oldman, del tradimento; o la minaccia di far tornare la spia in Russia), sia che venga espresso dalle scene stesse (il lungo finale con la canzone francese in sottofondo).
PS: il film tratto da un romanzo di Le Carré (che già era stato utilizzato per il grande e piccolo schermo) si vocifera sia stato ispirato a fati realmente avvenuti, dato che l’autore lavorò per l’MI6.
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