mercoledì 12 dicembre 2012

La leggenda della fortezza di Suram - Sergei Parajanov (1984)

(Ambavi Suramis tsikhitsa)

Registrato dalla tv, in lingua originale sottotitolato.

Nel 1968 Parajanov realizzò “Il colore del melograno”, considerato il suo capolavoro, opera in cui estremizzò il suo stile fiabesco. Questo cambio di marcia, nonché un’aperta opposizione al regime (sarà firmatario di una protesta contro l’arresto di alcuni intellettuali) lo portò a non avere più il permesso di girare fino al 1984 (con un periodo di detenzione in un campo di riabilitazione), quando riuscì a portare al cinema questo film.

Un uomo abbandona la donna amate per fare fortuna in terre lontane, giungerà con un mercante, anch'esso con un passato di fuga, riuscirà nel suo intento e si unirà ad un’altra donna da cui avrà un figlio. A distanza di anni il suo primo amore, ormai avvizzito diverrà un’oracolo molto quotato a cui si rivolgerà anche il re per sapere come può riuscire a mantenere in piedi la fortezza del titolo, che si ostina a crollare rendendo deboli le sue difese; la donna suggerirà di murare viva una persona all'interno delle mura, il figlio dell’uomo che lei amò un tempo (il figlio che lei non ha mai avuto) si offrirà d’essere lui la vittima.
Un dramma storico, come sempre intriso di folklore locale, ma con una cadenza ed un respiro ampio da tragedia greca.

Per lo stile invece, questo film condensa in parte quanto già detto per “L’ombra degli avi dimenticati”, ma sembra essere più geometrico, più stilizzato; la costruzione delle inquadrature è più ingegneristica che poetica e molte sequenze sembrano ridursi a spezzoni teatrali… spezzoni teatrali pieni del simbolismo criptico di Lynch e dell’onirismo di Fellini. Inoltre la storia si muove in maniera più caotica del precedente (che comunque lineare non era) e non essendo mitigata da scelte estetiche potenti come quelle troppo spesso traspare quello che è il rischio principale nel cinema di Parajanov; la noia.

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