Visto in Dvx.
Un ragazzo di provincia vuole
andare nella grande città a far fortuna per poter sposare la ragazza che ama. Il
tempo passa e lui rimane un inserviente in un grande magazzino, ma a casa
continua a raccontare della carriera sfavillante che sta avendo. Quando al
ragazza deciderà di andarlo a trovare inizieranno i guai, che lo porteranno a
dover essere un apripista del free climbing urbano scalando il proprio centro commerciale.
Harold Lloyd è il terzo genio dei
film comici del muto assieme a Chaplin e Keaton; eppure questo film risulta
essere addirittura più godibile di alcune opere di Buster.
Lloyd è, come i colleghi
dell’epoca, improntato alle gag slapstick, formatosi come imitatore di Charlot
se ne discosta con il suo personaggio occhialuto per l’insistenza nel creare
situazioni ambigue, in cui ciò che appare è solo dissimulato; questo film ne è
la quintessenza. Se per tutta la storia il protagonista deve uscire da
situazioni in cui si mostra contemporaneamente capo dell’azienda di fronte alla
ragazza, ma continua a fare il suo lavoro di fronte ai superiori come nella
migliore commedia degli equivoci, l’incipit dice tutto dell’idea di comicità di
Lloyd. La prima scena è il giovane dietro le sbarre, corrucciato, che saluta
due donne; l’inquadratura si allarga e si vede una guardia di fianco al
giovane, poi arriva un prete, in distanza si vede chiaramente un cappio che
dondola; poi si vede che le donne superano le sbarre passandoci di fianco ed il
film rende evidente che ci si trova in una stazione dei treni, fantastico.
Infine, la lunga scalata,
equivalente verticale di una corsa ad ostacoli, da la possibilità a Lloyd di
creare l’immagine simbolo dell’intera epoca del muto, lui sospeso sul vuoto aggrappato
alle lancette di un orologio; un’idea che sarà rubata continuamente, finanche
da Futurama.
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