lunedì 11 aprile 2016

Cani arrabbiati - Mario Bava (1974)

(Id. AKA Semaforo rosso; AKA Kidnapped; AKA Rabid dogs)

Visto in Dvx.

Un gruppo di rapinatori, inseguiti dalla polizia devono fuggire prendendo una macchina direttamente dalla strada, costringendo il conducente a portarli fuori da Roma, sulla strada rapiscono anche una donna. Il film segue la loro costante fuga e il rapporto sempre più teso che si crea all'interno della macchina.

Questo è un film epico di Bava fin dalle note vicende di distribuzione. Realizzato negli anni '70, la produzione fallì prima di poterlo distribuire. Circolò per decenni solo come (poche) copie pirata finché a metà anni '90 (1995) Lea Kruger (vero nome Lea Lander), che impersonava la donna rapita, riuscì a farlo distribuire in VHS. Da allora ne sono uscite quasi una decina di versioni in DVD, ognuna con scene aggiunte o finali alternativi (con montaggi lievemente diversi o aggiunte sonore che, spesso, cambiano il senso del finale). La prima della versione definitiva originale si avrà su sky solo nel 2004.

Detto ciò passiamo al travagliato film...
...e inizierei con i difetti. L'incipit con la rapina (scena potenzialmente molto bella) è una overture imperfetta, confusa, poco efficace e con un ritmo scarso.
Inoltre questo è un film interamente girato in automobile e per tutta la prima parte la regia soffre della ristrettezza, dove si concentra soprattutto in primissimi piani (per stringere lo spazio aumentando la claustrofobia e la tensione); nelle scarse scene in esterni Bava dimostra di poter fare molto meglio (con dolly, carrellate laterali, zoom e fughe nel mais!).

Quindi veniamo ai pregi. Questo film rappresenta la versione bavesca (mi si perdoni l'aggettivo) del poliziottesco anni '70; genere che evidentemente al regista va molto stretto. Prende un paio di archetipi del genere e lo trasforma in un thriller di una modernità impressionante dove non esiste una figura positiva, un eroe, ma c'è solo la gente comune faccia a faccia con il male.
L'idea di realizzare un film tutto in interni strettissimi è folle e la regia ne risente, ma Bava riesce comunque a mantenere un ritmo pazzesco, tolto l'incipit, quando il film ingrana con la storia vera è una costante fuga (senza inseguitori) che, senza picchi di adrenalina, mantiene un climax crescente costante riempiendolo di situazioni e problemi senza permetterti mai di annoiarti o cedere alla distrazione, ma continuando a chiedersi cos'altro può succedere a questo punto?
Perfetta anche la creazione di un ambiente fatto prima di tutto dai corpi dei personaggi; questo è un film che vive del sudore degli attori quanto della loro recitazione, il calore dell'estate romana è trasmesso dalla pelle degli attori più che dal sole e collabora a creare un senso di fastidio e inquietudine costante.
Infine i tre rapinatori sono splendidi. Recitano sopra le righe, ma recitano comunque con una credibilità (nei panni degli psicotici) da fare impressione; tutto quello che fanno concorre a renderli credibili in parti poco credibili; le risate insistite, la tensione sessuale che si respira fin dall'inizio, il sudore e gli sguardi laterale. Bravissimi. Gli altri due attori presenti sulla scena si limitano a fare da ottime spalle (con qualche concessione in più a Lea Kruger che si prende i suoi momenti da applausi).

Tutto questo senza mai citare il finale. Credo che anche nelle versioni alternative il film possa essere comunque epocale. Ma il twist plot alla fine ha il dono di cambiare le carte in tavola quando ormai tutto si è già concluso, dando un altro piano di lettura ai comportamenti che sono stati tenuti durante lo svolgimento della trama.

Nessun commento: