lunedì 25 aprile 2016

Izo - Takashi Miike (2004)

(Id.)

Visto i Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un samurai di fine '800 viene barbaramente crocifisso. Tornerà in vita e attraverserà il tempo e lo spazio senza un ordine massacrando chiunque capiti sul suo cammino; viene ferito, ma non può morire di nuovo.

Un film linearissimo nella trama, solo una spremuta di sangue che procede senza nessuna logica apparente; di fatto un film sperimentale, pieno di possibili letture (massacra autorità civili e religiose). in definitiva però si tratta di una sequenza anarchica di scene ripetitive che potrebbero essere anche soltanto un percorso iniziatico verso il nichilismo più totale (rappresentando la vita stessa; come viene indicato nel noto sutra in cui viene indicato di uccidere chiunque si incontri per strada, compreso il Buddha)... eppure funziona. Siamo davanti a un film surreale anti-narrativo di due ore che però non annoia troppo, un film ben condotto e ben narrato; dunque un film che funziona nonostante l'assenza di logica (un po' come accadeva per INLAND EMPIRE). Quello che funziona meno, invece, sono i dialoghi; filosofeggiamenti che chiariscono un poc le idee dicendo ovvietà e togliendo gran parte del fascino e tutto questo affossando il ritmo.

Dal punto di vista tecnico è enorme. Si cerca sempre la buona inquadratura come minimo (ma d'altra parte è evidente da anni che Miike è prima di tutto un esteta del cinema, bastino i suoi mediometraggi per "Masters of horror" o in "Three extreme" per definire quanto può essere pesante la mano del regista sulla fotografia). Il registro del film permette anche picchi di lirismo come nella scena dell'incontro con le famiglie (che verranno massacrate) o nel campo dei fiori che parlano al protagonista. Vi sono anche continui giochi di montaggio, dove i più frequenti sono con brevi segmenti di scene che si riferiscono ad episodi indipendenti, ma che suggeriscono quanto sta avvenendo in parallelo.
Da sottolineare anche (e soprattutto) il lavoro del sonoro (anzi, più che altro della sua assenza) come mezzo espressivo; si pensi anche solo alle canzoni alla chitarra (con cantante presente sulla scena... e mai ucciso!) con serie di scene di repertorio di brutalità o sesso.

Nessun commento: