venerdì 3 febbraio 2017

La classe operaia va in paradiso - Elio Petri (1971)

(Id.)

Visto in DVD.

Un operaio stacanovista si avvicina al mondo contestatario (siamo negli anni '70) dei sindacati e degli studenti, nel farlo perderà la moglie, il lavoro e la ragione; e porprio nel momento del bisogno sarà abbandonato da quelli che lo volevano come vessillo dell'operaio illuminato e combattente per i propri diritti. Riuscirà a riottenere il lavoro, ma il prezzo sarà la morte dei sogni (mamma mia che enfasi...)

Film visivamente lussureggiante uscito solo l'anno dopo rispetto a "Indagine" da cui sembra aver preso l'incredibile dinamismo aumentandolo fino al parossismo. Inquadrature ravvicinate, primissimi piani insistiti, dettagli, dolly e carrelli continui; uniti a una cura per i colori molti 70's e una magnifica costruzione delle immagini.
A livello di contenuti, anche se da fuori potremmo aspettarci un filma tesi, Petri porta avanti un lavoro ragguardevole, lanciare fendenti a tutti e parlare di una società che nel suo complesso porta all'alienazione (il film infatti fu piuttosto vessato anche dalla sinistra dell'epoca visto che sfotte apertamente le contestazioni studentesche e mostra i sindacati come intellettuali disgiunti dalla realtà).
A livello di tono questo è uno di quei capolavori di equilibrio, una trama totalmente drammatica trattata con i toni della farsa; personaggi tragici che fanno cose buffe; i due toni distinti che si fondono perfettamente anche nella stessa scena spiazzando, creando situazioni paradossali. In questo il film vince completamente

Il cast di livello ci permette di godere di un Randone nelle vesti di un malato psichiatrico (un bello stacco, visto che sono abituato a vederlo come poliziotto o simili) e una Melato totalmente in parte, sempre impeccabile (a pensarci non mi viene in mente un film in cui lei non sia stata perfetta); infine c'è Volontè, un Volontè notevolissimo, sempre al centro della scena in una parte titanica... purtroppo soffre molto del difetto di ogni grande attore lasciato troppo a sé stesso, recita costantemente sopra le righe urlando moltissimo in un film già molto urlato, la sua parte funziona, ma ci si chiede che cosa avrebbe potuto produrre se fosse stato trattenuto un poco.

Il film è sincopato ed esagitato, eppure riesce anche ad annoiare; troppo interessato a mostrare l'alienazione si dimentica di asciugare gli eccessi (di cui sembra compiacersi parecchio); affascinante, ma poco bilanciato.

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