venerdì 17 febbraio 2017

Alpeis - Yorgos Lanthimos (2011)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un gruppo di persone si fa pagare per sostituirsi ai famigliari morti improvvisamente e rendere il distacco più accettabile; fingono di essere la persona deceduta, fingono una vita uguale alla precedente e poi creano un momento di rottura, un litigio, un tradimento, qualcosa che costringa i famigliari a disprezzarsi e allontanarsi. Tra i quattro che lavorano come sostituti si creano però dinamiche particolari e attriti.

Lathimos rimane fedele al suo stile gelido, una sorta di manierismo che lavora per sottrazione, con un cast obbligato all'inespressività (come già de Oliveira o Bresson) e con una fotografia dai colori desaturati. Oltre allo stile, come in "Kynodontas", il regista porta avanti una precisa volontà di menzogna come versione edulcorata della realtà, che però risulta essere più malata, più psicotica e, come in "Kinetta" (che non ho ancora visto, ma di cui ho letto in giro), c'è la sostituzione, la creazione di una realtà non immaginaria, ma semmai mai conosciuta direttamente.
Questo per dire che, in linea di massima, chi ha apprezzato i lavori rpecedenti del regista apprezzerà anche questo film, chi li ha odiati odierà anche questo film.

Personalmente trovo lo stile del regista incredibilmente respingente e ho tollerato poco "Kynodontas" (anche se mi pare di esserne l'unico detrattore) perché mi è sembrata solo una dimostrazione d'intenti senza contenuto, una sorta di versione intellettuale di "Hostel" (mi si passi il paragone estremo), la volontà di shockare con un'idea intelligenti, ma declinata senza nessuno scopo, solo un allungare l'idea per tutto il minutaggio del film.
Qui però Lathimos fa un passo avanti. L'idea di fondo rimane fondamentale ed è il volano di una vicenda altrimenti inesistente, ma non rimane in maniera masturbatoria a raccontare quell'idea e basta, qui i personaggi sono tridimensionali e devono gestire una tensione fra loro anche collegata alla loro professione, ma in parte indipendente da essa. Gli obiettivi sono alti (altissimi) e pertanto non vengono raggiunti appieno, il ritmo è debilitante (credo anche per gli appassionati del regista greco), e un cast maschile imbarazzante (non recitano epr sottrazione, i due coprotagonisti maschili recitano male e basta), ma questo è un film decisamente migliore. Meglio gestito, malato quanto il precedente (ma in maniera più fine), con una voglia di grottesco maggiore (anche se si condensa in un minor numero di scene efficaci in questo senso; ma meglio utilizzato).

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