venerdì 10 febbraio 2017

Io accuso - Abel Gance (1938)

(J'accuse!)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Remake sonoro dell'omonimo (guardando il titolo originale) film dello stesso Gance. Remake fino a un certo punto. La storia parte da oltre la metà della trama originale, entrando a gamba tesa con una storia ampiamente iniziata e il film, infatti, comincia con la riconciliazione fra i due nemici (dopo che un militare si premura di spiegare tutta la vicenda pregressa a un commilitone). prosegue poi rapidamente sulla scia del precedente, per abbandonarlo proseguendo la vicenda del protagonista fino a renderlo contemporaneo (si arriva al 1938), per poter ambientare nuovamente il ritorno dei morti dal campo di battaglia.

Al di là delle differenze di trama, il cambiamento sostanziale è nell'obiettivo; se nel precedente Gance aveva realizzato un film complesso (per lo più incentrato su un'amicizia virile, ma anche romantico) in ambiente di guerra riuscendo a tirare fuori un magnifico messaggio pacifista senza irritare; qui l'intento è apertamente quello di mettere in guardia contro gli eventi che si scateneranno solo un anno dopo. Sembra quasi che Gance cerchi di risvegliare le coscienze, ma addirittura che vorrebbe evitare il conflitto a venire (e che evidentemente già ammorbava l'aria).

A livello stilistico il paragone fra i due film è impietoso. Impietoso perché quello del 1919 era un capolavoro, ma anche perché, a detta dello stesso Gance, i suoi film dell'epoca del sonoro erano solo "prostituzione". Ma credo che, in questo caso, a far uscire il film dai binari, sia l'ansia di far emergere la tesi di fondo.
Il film parte con una scena d'apertura che fa ben sperare; i volti dei soldati sotto i bombardamenti inframezzati al corpo senza vita di una colomba e ad un cristo abbattuto; poi inquadrature ravvicinate per rendere il senso di costrizione anche quando i personaggi sono in un ambiente aperto. Ma manca la grazia, manca la coerenza e la trama si muove zoppicante e didascalica nella forsennata voglia di chiudere il prima possibile con la marcia dei militari morti anticipata dal monologo del protagonista che accusa i vivi di scivolare di nuovo verso la guerra.
Intento lodevole, ma ammazza completamente il film rendendolo mediocre.

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