mercoledì 15 febbraio 2017

Magic in the moonlight - Woody Allen (2014)

(Id.)

Visto in Dvx.

Un prestigiatore ha anche fama di smascheratore di truffe sul soprannaturale; quando qualche chiromante o sensitivo alza la posta (pretendendo doti che non ha o chiedendo soldi), lui viene chiamato a scoprire il trucco. Un suo amico chiede la sua consulenza per una ragazza amaericana che furoreggia sulla costa azzurra. Il prestigiatore si presterà alla farsa, ma non riuscirà a scoprire il trucco; arriverà a credere in una forza superiore... prima del cinico scioglimento finale.

Questo è un film delizioso e io adoro Emma Stone. Ovviamente Allen è impeccabile nella costruzione delle immagini (cosa ormai scontata da almeno 15 anni, ma è sempre un piacere) e la fotografia di questo film è qualcosa di superiore (i colori, ma soprattutto le luci sono pazzesche, con un uso del controluce in alcune scene che entrano direttamente nel manuale della storia del cinema); inoltre Allen è da sempre magnifico nella direzione degli attori (tutti gli attori recitano come reciterebbe Allen nei suoi film) e anche in questo caso li fa recitare in maniera incontestabile anche quando sono sopra le righe (come Firth recita per quasi tutto il film).

Al netto dell'Allen standard quindi quello che questo film offre in più sono almeno due dettagli. In primo luogo offre una commedia dei sessi dai dialoghi arguti e serrati e dai ritmi svelti come non si vedeva dai tempi di Hawks; qui i sessi sono le donne contro Colin Firth; con un 70% in più di filosofia e intellettualismo. Il secondo dettaglio è quello però più importante; il pessimismo cosmico caro al regista (la malignità e l'inutilità della vita, l'irrazionalità del mondo, l'assenza di una qualsivoglia metafisica) non è mai stato declinato in un'ottica tanto solare; l'inganno che (come l'amore, che è solo un'altra forma d'inganno) e le illusioni che, per una volta, regalano una visione del mondo preferibile a quella sterile data dall'illuminismo. Le illusioni aiutano a vivere; così come Emma Stone, che le incarna, illumina ogni scena in cui recita.

I difetti sono evidentissimi, molto cicaleccio, il personaggio di Firth che è indubbiamente irritante e un didascalismo che non ricordo di aver mai visto in un Allen e qualche punta stucchevole (anche se quasi tutte queste caratteristiche erano presenti nelle commedie anni '30).
Ma anche in presenza di queste zavorre il film risulta ben riuscito, di una vitalità impensata; inoltre è uno dei pochi di Allen degli ultimi anni che riguarderei volentieri anche a breve distanza.

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