(Geheimnisse einer Seele)
Visto in Dvx.
Un uomo acquisisce un'acuta fobia per i coltelli a causa di un trauma psicologico; il supporto di uno psicanalista lo aiuterà a superare il problema.
L'UFA aveva un settore di produzione dedicato alle opere di interesse culturale; entro questo ambito da tempo stava progettando un film sulla neonata psicoanalisi, ma per farlo avrebbe voluto l'imprimatur di Freud (che ovviamente non arrivò mai). Dovendo accontentarsi di qualcuno dei suoi sottoposti iniziò un lungo tira e molla sul da farsi fino ad arrivare al risultato finale con questo film.
Ovviamente la psicoanalisi si sposa perfettamente con lo stile obliquo del cinema tedesco di quel decennio e solo le note vicende produttive spiegano il perché abbiano impiegato così tanto tempo a realizzare un opera su questo argomento.
Dietro la macchina da presa c'è un giovane Pabst che si arrabbatta in maniera encomiabile per rendere il film dinamico e suggestivo, gestendo le scene con una sicurezza invidiabile, ma costretto a una serie di porzioni oniriche, dovute alla sceneggiatura, che risultano addirittura più deboli di quelle ambientate nella realtà.
Fa impressione pensare ai precedenti film espressionisti e quanto la psicanalisi trasparisse (volontariamente o meno) da quel mondo onirico fatto da scenografie, fotografie e stili di regia; qui invece le soluzioni delle scene di sogno sono costrette dentro una trama troppo schematica per poter trasmettere adeguatamente l'idea di fondo. Non per nulla le scene migliori si concentrano nella parte iniziale (oltre a una bella macchina da presa a mano nel finale).
Nessun commento:
Posta un commento