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Visto in Dvx.
Un prete romano, trasferito su un'isola siciliana sta per tornare a casa, dovrà subentrare in una parrocchia di periferia, ma circondato da amici e conoscenti di sempre. Ossessionato dall'idea che tutti debbano essere felici e che la vita in solitudine non sia fatta per la gioia, cercherà di essere amico di tutti, ma rimarrà solo un confessore, un uomo a cui dire tutto per avere la soluzione dei propri e altrui problemi.
Il film successivo a "Bianca" ripresenta lo stesso personaggio (ossessionato dalla propria idea del mondo che vuole forzatamente imporre agli altri), ripulito dalle psicopatologie e dagli eccessi. Ma il film successivo a "Bianca" è anche il primo di Moretti scevro da quasi tutte le sue invenzioni surreali, metacinematografiche e intellettuali; è forse il suo primo film canonico (se l'intera vicenda non fosse un susseguirsi di momenti emblematici e allegorici).
Inoltre è il primo film a cui viene totalmente tolta la componente ironica rendendo evidente il dramma dei personaggi morettiani.
Infine è il primo film senza Michele Apicella.
Con questi presupposti quello che ne viene fuori è un ritratto gelido (gelido per la apatia che sembra pervadere il protagonista, ma che è solo la sua forma di reazione a un mondo che ritiene sbagliato), estremamente organico (nonostante la struttura a episodi sia rimasta, qui sembrano cuciti alla perfezione in un flusso unico) ed estremamente disarmante di un uomo solo che combatte per un'ideale di felicità che sembra non esistere.
Le idee e le allegorie messe in scena sono un lungo elenco di fatti che contribuiscono a creare un unicum diverso e più profondo; l'insieme è superiore alla somma delle parti e, per questo "La messa è finita" è uno dei film di Moretti più riuscito (seppure meno accattivante).
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