(Jagten)
Visto in Dvx.
Un uomo che lavora in un asilo viene accusato di pedofilia per un l'invenzione di una bambina arrabbiata. Dal sospetto del titolo la situazione degenererà in violenza e ostracismo che non verranno cancellate dal giudizio finale.
Il glaciale Vinterberg da vita a una vicenda altrettanto glaciale, trattata con un distacco programmatico che, da una parte non permette un completo coinvolgimento emotivo, ma dall'altra permette di raggiungere picchi di parossismo senza risultare stucchevole o poco credibile.
Dismessi completamente i panni del dogmatico, Vinterberg impacchetta il film in una perfezione stilistica invidiabile, lo colora con luci autunnali e invernali, con ombre melodrammatiche e sfumature terree; tirando fuori un'opera distaccata e formalmente impeccabile.
Tutto questo impegno nel farsi da parte rispetto al personaggi centrale premia la riuscita complessiva, ma soprattutto permette a Mikkelsen di dare sfoggio delle sue capacità, rimanendo l'unico a dover dimostrare dei sentimenti all'interno di una macchina altrimenti gelida; e ovviamente gli riesce bene.
Se da una parte la trama vuole mostrare l'impossibilità a debellare un dubbio una volta instillato, forse avrebbe potuto risultare più efficace lasciando anche lo spettatore nell'ignoranza circa i reali avvenimenti.
Rimane comunque un film ben fatto, intelligente e godibilissimo.
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