(Jigoku de naze warui)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Un gruppo di regazzini sogna di realizzare un film, ma per anni i loro progetti sono frustrati dalla loro idiozia e dalla mancanza di mezzi; le loro strade si incrociano però con quelle di uno yakuza che deve girare in poco tempo un film con protagonista la figlia per compiacere la moglie che uscirà di li a poco dal carcere; unendo l'utile al dilettevole si decide di realizzare questo film durante un vero scontro tra bande. Finirà in una pioggia di sangue.
Era dai tempi di "Love exposure" che Sion Sono non era così scanzonato e qui sembra esserlo anche di più dato che il film è una lunga cavalcata grottesca fra il metacinematografico e il caos sanguinario e ironico di un Takashi Miike.
La qualità tecnica del film è ineccepibile, forse anche più che in passato, con una regia sempre pronta allo scarto giusto, al cambio di passo necessario, a piegarsi in favore del gioco di fotografia che ritiene più opportuno con alcuni picchi visivi notevolissimi seppure piuttosto radi (la scivolata della bambina nel sangue).
Quello che latita nel film è un pò di compattezza; molti gli input, diverse le storie da intrecciare, diversi i piani temporali e un minutaggio esteso per farci stare tutto rendono il film incredibilmente laborioso. Se di solito i film di Sono muoiono male nel finale (per mancanza di un sceneggiatore come si deve) qui invece succede il contrario; arrivare alla fine è complicato per l'eccessiva dispersione, ma una volta giunti alla fine, tutto torna e il lungo massacro con macchine da presa assieme alle armi è il motivo per cui vedere questo film.
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