venerdì 23 novembre 2018

Anna Karenina - Clarence Brown (1935)

(Id.)

Visto in Dvx.


Seconda versione cinematografica del libro di Tolstoj e seconda versione interpretata dalla Garbo (la prima, degli anni '20, era muta).
Personalmente sono un amante dei melodrammi dagli anni '50 in poi, pieni di agnizioni, sentimenti trattenuti e scene madri; mentre sono piuttosto allergico a quelli degli anni '30, più stucchevoli, enfatici e banali e, solitamente, invecchiati male.
Per questa versione di Anna Karenina i presupposti erano dei peggiori; la Garbo veniva spesso usata per i film più reazionari possibili (ancora soffro nel nominare "Grand Hotel" che pure aveva degli spunti buoni). Ecco i difetti supposti sono esattamente quelli che il possiede, ma vengono tutti contenuti in due o tre scene; gli amoreggiamenti sentimentali o le sofferenze dei due amanti insieme vengono motlo contenute in favore della battaglia solitaria della protagonista, momento in cui il film regge molto meglio.

La Garbo è indubbiamente brava a giocare di negazione, ma più che dal treno, viene ammazzata dal doppiaggio italiano che appiatisce e rende la sua performance più banale.
La regia classicheggiante tenta però un dinamismo lodevole; cerca l'nquadratura inusuale per intrudurre alcune sequenze (la partita di croquet) o per rendere più chiaro l'avvenimento inquadrato (il matrimonio) e fa un uso contenuto, am entusiasmante, del dolly e dei carrelli (si veda l'inutile, ma bellissima seuqenza el banchetto inziale o la bellissma e utile camminata di Anna sulle scale mentre lascia la casa).
I personaggi sono macchiettistici e la storia non rimane fedele al libro (cosa non fondamentale), ma incredibilmente il film regge benissimo e la visione riesce a rimanere un'esperienza tra il paicevole e l'ottimale nonostante tutto il mio razzismo.

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